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Lollobrigida boccia la cannabis light: “se te devi fa ‘na canna, fattela bene, no?”

Pubblicato il 5 Giugno 2024

Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha risposto così durante un evento elettorale di Fratelli d’Italia a un giornalista che gli proponeva di fumare della cannabis light

Il ministro Lollobrigida a L’Aria che tira

Lunedì, durante la trasmissione di La7 L’Aria che tira, è stato trasmesso un servizio girato sabato durante il comizio elettorale di Fratelli d’Italia in piazza del Popolo, a Roma. In questo servizio, il giornalista Giuseppe Ferrante ha intervistato diversi esponenti del partito, chiedendo la loro opinione sulla cosiddetta cannabis light, la cui coltivazione e commercio il governo intende vietare. La cannabis light è caratterizzata da un basso contenuto di THC, il componente psicoattivo associato agli effetti stupefacenti della marijuana, ma contiene quantità maggiori di CBD, una sostanza che induce un effetto rilassante più lieve.

Il ministro Lollobrigida boccia la cannabis light

Quasi tutti i politici intervistati da Ferrante hanno eluso le domande del giornalista o le hanno respinte categoricamente, paragonando la cannabis light alle droghe. Successivamente, Ferrante ha chiesto un’opinione al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Quest’ultimo ha risposto affermando di non voler “trasformare i nostri campi di grano e le nostre coltivazioni in piantagioni di cannabis light. Anzi, penso che possiamo sopravvivere anche senza”. Ferrante ha quindi domandato a Lollobrigida se avesse mai avuto il desiderio di provare una canna di cannabis light e gli ha proposto di fumarne una davanti alle telecamere. La risposta di Lollobrigida è stata piuttosto inaspettata:

No, light, no. Se te la devi fa ’na canna, fattela bene, no?

Nei giorni scorsi, il governo ha presentato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, attualmente in discussione nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Questo emendamento mira a fornire un’interpretazione più chiara e restrittiva della legge del 2016, che aveva permesso a centinaia di aziende agricole italiane di produrre e lavorare la cannabis light. In pratica, l’emendamento metterebbe a rischio l’attività di circa 800 aziende agricole che coltivano cannabis light in Italia e oltre 1.500 imprese specializzate nella trasformazione, coinvolgendo complessivamente circa 10.000 lavoratori.