Pubblicato il 12 Febbraio 2021
Covid-19 forse il virus si mimetizza a livello molecolare con alcune componenti del nostro organismo: di qui, la reazione autoimmune, che riguarderebbe in particolar modo il gentil sesso. Ecco quanto si legge in una nota dell’Istituto superiore di Sanità (Iss): “Alcune persone che hanno avuto una forma di malattia Covid-19 da severa a moderata o lieve possono soffrire di sintomi variabili e debilitanti per molti mesi dopo l’infezione iniziale. Questa condizione è comunemente chiamata “Long Covid”. Manca una definizione esatta, ma in genere i sintomi con una durata di più di 2 mesi sono considerati Long Covid. La condizione è caratterizzata da sequele a lungo termine, persistenti dopo il tipico periodo di convalescenza da Covid-19 e può comportare una serie di sintomi come stanchezza persistente, mal di testa, mancanza di respiro, anosmia, debolezza muscolare, febbre, disfunzione cognitiva (brain fog), tachicardia, disturbi intestinali e manifestazioni cutanee. La sindrome Long Covid ha una somiglianza con le sindromi post-infettive che hanno seguito i focolai di chikungunya ed Ebola”.
Long Covid: quando le donne sono più colpite
E ancora: “In generale, le donne sembrano avere il doppio delle probabilità di sviluppare il Long Covid, rispetto agli uomini, ma solo fino a circa 60 anni, quando il livello di rischio diventa simile. Oltre all’essere donne anche l’età avanzata e un indice di massa corporea più alto, sembrano essere fattori di rischio per avere il Long Covid”.
Long Covid nel bambino
E per quanto concerne i bambini? “Recentemente, la persistenza di sintomatologia in seguito alla diagnosi iniziale di Covid-19 acuto è stata dimostrata anche in età pediatrica. In particolare, uno studio di un gruppo di ricerca del dipartimento della Salute della donna e del bambino e di Sanità pubblica della fondazione Policlinico universitario A. Gemelli Irccs di Roma, in una coorte di 129 bambini con diagnosi microbiologicamente confermata di Covid-19, il 27.1% dei bambini aveva almeno un sintomo a distanza di oltre 120 giorni dalla prima diagnosi, e tre o più sintomi in un 20.6% dei casi. Le sintomatologie più frequenti erano dolori muscolari e/o articolari, cefalea, disturbi del sonno, dolore toracico o sensazione di costrizione toracica, palpitazioni e disturbi del sonno. Questi sintomi sono stati descritti anche in bambini che non hanno necessitato di ricovero al momento della malattia acuta o in alcuni con infezione iniziale da Sars-CoV-2 asintomatica. Sono al momento in atto valutazioni aggiuntive su casistiche più numerose per valutare se, anche in età pediatrica, ci sia una differenza nella persistenza della sintomatologia tra i due sessi”.
Long Covid: l’ipotesi autoimmune
Autoanticorpi nel siero dei pazienti: la questione si complica. “L’ipotesi autoimmune potrebbe giustificare la più elevata incidenza di questa sindrome nel sesso femminile. Infatti, la risposta immune sia per fattori genetici che ormonali è più forte nelle donne rispetto agli uomini e questo rappresenta un’arma a doppio taglio. Il Covid-19 acuto è più severo nel sesso maschile, ma le reazioni autoimmuni sono più frequenti nel sesso femminile. Lo studio della comparsa di autoanticorpi nel siero dei pazienti e la caratterizzazione della specificità di tali autoanticorpi potrebbero essere un importante obiettivo per cominciare a identificare trattamenti personalizzati e specifici, anche in base al sesso dei pazienti affetti da Long Covid. Il danno d’organo causato da un’eccessiva risposta infiammatoria attivata dal virus, ma anche una reazione autoimmune non più latente a causa del virus stesso, forse per mimetismo molecolare con alcuni componenti del nostro organismo, potrebbero essere responsabili dei sintomi del Long Covid”.