Ai parenti di Luana D’Orazio, morta il 3 maggio scorso a Prato, in un incidente nell’azienda tessile nella quale lavorava, spetta un indennizzo pari a 166mila euro. Il calcolo è stato fatto dall’Inail, sulla base delle tabelle. Più ingente dovrebbe essere il risarcimento dell’assicurazione dell’azienda: l’iter, tuttavia, è ancora lungo, bisognerà attendere.
E accaduto a dicembre dello scorso anno: la procura di Prato ha chiesto il processo per la titolare della ditta, Luana Coppini, per il marito Daniele Faggi, considerato di fatto dall’accusa il titolare dell’azienda, e per il tecnico manutentore esterno della ditta, Mario Cusimano. Dovranno rispondere dei reati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche. Si parla delle modifiche tecniche attuate sui sistemi di sicurezza dell’orditoio da campionatura che ha ucciso la ragazza.
Coppini ha dichiarato: vuole occuparsi della famiglia di Luana e di suo figlio, con un contributo economico. Queste le sue parole: “Non cerco sconti o attenuanti, sono pronta a pagare, dovevo vigilare di più. È l’unico modo per fare qualcosa per Luana e suo figlio. L’unico mio scopo è cercare di aiutare la famiglia della ragazza, che per me era molto di più di un’operaia. Di nascosto vado al cimitero, parlo con Luana, prego e piango”. Questa la sintesi delle dichiarazioni fornite ai media.
La madre di Luana, Emma Marrazzo, ha risposto in tv: “Mia figlia e la titolare non avevano quel rapporto di complicità e di amicizia che va raccontando”. Dopo essere rimasta in silenzio per alcuni mesi, lo scorso settembre, aveva aggiunto di voler fare di tutto perché “questa tragedia rimanga impunita: Luana è diventata un simbolo, pagando con la sua vita. Chi ha causato la sua morte dovrà assumersene la responsabilità”.
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