Per la tentata uccisione di Anghinelli, che venne gravemente ferito a colpi di pistola alla testa in via Cadore, zona Porta Romana a Milano, il 12 aprile di cinque anni fa e si salvò per miracolo, il 17 ottobre era stato già fermato, nelle indagini della Squadra mobile coordinate dai pm Paolo Storari e Leonardo Lesti, Daniele Cataldo, 52 anni, ritenuto il “vice” di Lucci. E già si era saputo che, nell’ambito dei nuovi accertamenti sul ‘cold case’, il capo ultrà rossonero, 43 anni e detto “la belva”, era indagato per il tentato omicidio in qualità di presunto mandante.
Oggi gli è stata notificata, nel carcere di Voghera dove è detenuto, la nuova ordinanza del gip Domenico Santoro. Durante l’interrogatorio, Cataldo aveva negato di essere uno dei due uomini in sella allo scooter dal quale partirono i colpi. Un agguato che, secondo le indagini, sarebbe maturato nell’ambito di “uno scontro per il controllo della Curva Sud” e per certificare la volontà di “supremazia” conquistata dal 2016 da Luca Lucci, che stava portando avanti una “guerra” contro un altro gruppo di ultrà milanisti, i Black Devil, capeggiati da Domenico Vottari, a cui era legato Anghinelli.
I “contatti” tra “esponenti della Curva Sud” e “ambienti della criminalità organizzata calabrese” dimostrano un “progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ‘ndrangheta, che lascia pensare a sviluppi preoccupanti” e che conferma la “estrema pericolosità” del gruppo “capeggiato” da Luca Lucci, che può “avvalersi di legami di così rilevante spessore”.
Lo scrive il Gip di Milano Domenico Santoro nell’ordinanza, notificata oggi dalla Squadra mobile milanese nell’inchiesta dei Pm Storari e Ombra, con cui è stato disposto il carcere per il capo ultrà rossonero, già detenuto da fine settembre, e stavolta per l’accusa di tentato omicidio del 2019 di Enzo Anghinelli, anche lui ultrà milanista.
Per il giudice, come si legge nella parte del provvedimento sulle esigenze cautelari, Lucci è diventato un “vero e proprio padrone” di quel “territorio”, ossia dello stadio di San Siro, e ha creato negli anni un “clima di intimidazione e assoggettamento”. Sarebbe riuscito anche a entrare “in contesti forieri di sempre maggiori introiti economici avvalendosi” della sua “fama criminale”.
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