Pubblicato il 14 Gennaio 2023
Dopo la sua morte si è scoperto che Lucas aveva scritto sul suo diario intimo dell’intenzione di uccidersi.
Lo studente di terza media della scuola Louis Armand di Golbey, nei Vosgi, aveva manifestato il suo disagio alla madre e agli insegnanti, che erano intervenuti. Non è stato sufficiente, Lucas si è impiccato.
La sua morte ha suscitato grande emozione in Francia, anche perché il tema del bullismo è molto discusso. La première dame Brigitte Macron interviene spesso su questo tema e le associazioni che difendono i diritti delle persone LGBT sono molto attente e vigili. La tragedia di Lucas è sconvolgente anche perché lui aveva parlato ai famigliari delle violenze psicologiche che subiva a scuola per colpa in particolare di quattro compagni di classe, e i genitori si erano rivolti alla direzione dell’istituto, pur senza presentare denuncia alla polizia. L’inchiesta in corso cerca di stabilire se la reazione della scuola è stata adeguata, o se la sofferenza di Lucas è stata sottovalutata, ricostruisce il corrispondente da Parigi del Corriere.
“Le audizioni dei parenti dell’adolescente condotte nell’ambito delle indagini, ai fini della ricerca delle cause del decesso, hanno rivelato l’esistenza di derisioni e insulti omofobi di cui Lucas era vittima da parte di altri studenti”, dice il procuratore di Épinal, Frédéric Nahon. L’indagine avviata mercoledì scorso deve “confermare la realtà delle molestie che Lucas avrebbe subito, la loro durata, il contenuto esatto dei commenti e dei comportamenti denunciati, e verificare le varie misure che sono state adottate”.
Lucas e sua madre avevano parlato con i professori all’inizio dell’anno scolastico, a settembre, “e i fatti erano stati immediatamente presi in seria considerazione dalle équipe della scuola media, che hanno dimostrato una grande vigilanza quotidiana, mantenendo il legame con lo studente e la sua famiglia”, si difende il rettorato.
Ma non tutti assolvono la scuola. “Era un adolescente che aveva sempre il sorriso sulle labbra, attento, spontaneo, pieno di sogni e desideri – dice Stéphanie, un’amica di famiglia – Ma veniva regolarmente preso in giro per i suoi vestiti, per il suo modo di essere, per il suo aspetto. Era una persona integra, quindi non si nascondeva. Questo forse dava fastidio ad alcune persone che non osavano essere integre come lui. Quando tornava a casa da scuola si lamentava spesso di ciò che stava vivendo. La madre ha chiamato più volte i soccorsi. L’ambiente scolastico, dove trascorreva tre quarti del suo tempo, non ha reagito come avrebbe dovuto”.
Prima dei funerali la madre ha scritto una lettera che è stata letta in tv: “Quante marce bianche dovremo organizzare? Quanti bambini dovranno soffrire, quante famiglie saranno colpite in modo così crudele e fratelli e sorelle saranno amputati prima che vengano finalmente messe in atto azioni concrete per fare in che ogni bambino possa godere del suo diritto a una scuola senza molestie? Dedicherò la mia vita a continuare la lotta di Lucas”.
“Penso a tutti gli studenti come lui che sono stati vittima di bullismo: la loro disperazione è alla base della mia determinazione a prevenire ogni forma di molestia”, ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Pap Ndiaye.