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Mafia, 46 arresti nell’operazione Camaleonte, smantellati gruppi del clan Cappello-Bonaccorsi

Pubblicato il 23 Giugno 2020

Smantellate due generazioni di affiliati a operazione antimafia della polizia a Catania con l’esecuzione di un’ordinanza cautelare in carcere per oltre 50 indagati del clan ‘Cappello-Bonaccorsi’.

L’inchiesta della Procura Distrettuale etnea per la disarticolazione della cosca coinvolge anche mogli e figli dei boss. Nel blitz ‘Camaleonte’ sono impegnati centinaia di uomini della Polizia, con i reparti speciali e i nuclei investigativi, coordinati dalla Dda di Catania e dal Servizio centrale operativo. 

Sono complessivamente 52 le persone destinatarie del provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Catania su richiesta della Dda di Catania contro il clan Cappello-Bonaccorsi. Sono 44 gli arresti in carcere e due ai domiciliari eseguiti da squadra mobile della Questura etnea e dal Servizio centrale operativo (Sco) della polizia. Ad altre due persone è stato notificato l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Ai vertici dell’organizzazione la Dda di Catania colloca lo storico capomafia Salvatore Cappello, ergastolano e detenuto in regime di 41bis. Un’associazione mafiosa, afferma la Procura, dedita alla «commissione di delitti contro la persona, quali gli omicidi, perpetrati al fine di mantenere i rapporti di forza sul territorio, di tutelare i membri della consorteria, nonché per espandere il proprio predominio criminale».

Il clan commetteva anche reati contro il patrimonio (rapine, furti ed estorsioni) e delitti connessi al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Tutto questo, ricostruisce la Procura distrettuale, per «acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni e di appalti pubblici e per realizzare, comunque, profitti o vantaggi ingiusti».

Una parte degli introiti della cosca arrivavano anche dalla gestione di ‘piazze di spaccio’ con l’acquisto, l’importazione e la vendita di cocaina e marijuana.

Le indagini hanno preso avvio nel gennaio 2017 e rappresentano il proseguo dell’inchiesta su Sebastiano Sardo, esponente di vertice del gruppo mafioso, a capo di una ‘cellula’ interna dedita prevalentemente al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Si sono concluse nel gennaio 2019.

La squadra mobile di Catania e agenti dello Sco hanno anche eseguito il sequestro dell’intero patrimonio aziendale della società ‘Sc Logistica s.r.l.’ di Catania, e di conti correnti e depositi e rapporti finanziari intrattenuti da Mario Strano, accusato di dirigere il gruppo di Monte Po del clan, che era legato alla ‘famiglia’ Santapola-Ercolano e si era poi reso autonomo nel rione di ‘azione’ alleandosi organicamente al clan Cappello-Bonaccorsi.