Erano stati sequestrati il 19 maggio 2022 nella loro abitazione alla periferia della città di Koutiala, a sud est della capitale del Mali, Bamako, dove vivevano da diversi anni, del tutto integrati, all’interno di una comunità di Testimoni di Geova.
Nonostante la lunga prigionia, i componenti della famiglia Langone, che in Mali si facevano chiamare Coulibaly, godono di buone condizioni di salute.
A rapirli, alcuni membri di una fazione jihadista riconducibile al JNIM (Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani) e allineata con al Qaeda.
La fazione è attiva in larga parte dell’Africa Occidentale.
Il rapimento era avvenuto in pieno giorno: quattro uomini armati avevano fatto irruzione nella loro casa di Sincina, a 300 chilometri a sud di Bamako, e li avevano portati via su un pickup.
Con loro c’era anche un loro amico, di nazionalità togolese: non è chiaro, per ora, se sia stato liberato anche lui.
In un comunicato di Palazzo Chigi si legge che il rilascio della famiglia è stato reso possibile grazie alla “intensa attività” avviata dall’Agenzia informazioni e sicurezza esterna e del Ministero degli Affari Esteri, e in particolare “grazie ai contatti dell’Agenzia con personalità tribali e con i servizi di intelligence locali”.
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