Maltempo – E’ di ieri la notizia dei due operai di una ditta che stava eseguendo la rimozione dei tronchi caduti sulla strada provinciale tra passo Ghimbegna e Vignai, frazione di Bajardo, in provincia di Imperia, trovati morti dopo che la ruspa sulla quale si trovavano si è ribaltata, schiacciandoli. Morti sul lavoro, ironia della sorte, nel tentativo di ripristinare la strada dopo i danni dell’alluvione che ha colpito il Ponente ligure nella notte del 3 ottobre.
A perdere la vita sono stati Marco Lanteri e Maurizio Moraldo, il conducente del mezzo e la persona che lavorava insieme con lui, cugini fra loro ed entrambi originari di Agassio, frazione di Molini di Triora, in valle Argentina.
Di oggi, invece, quella della morte, nella notte tra venerdì e sabato, di un operaio sessantenne, dipendente della Dock Lanterna, azienda secializzata nella gestione di servizi di igiene urbana. Si chiamava Carmelo Alfonso ed abitava a Airole, in val Roja, zona flagellata dai temporali che hanno provocato frane e esondazioni. Stando alla ricostruzione, a distanza di giorni, l’uomo è morto mentre andava al lavoro: la sua auto, una Fiat Panda, è precipitata nella voragine aperta dal fiume Roja sulla statale 20.
Il corpo è stato ritrovato domenica scorsa, in frazione Trucco, a Ventimiglia, adagiato su una “spiaggetta” del fiume, e riconosciuto dai familiari. E’ stato così identificato uno degli otto cadaveri recuperati nel ponente ligure in questi giorni.
Per quanto riguarda invece i morti non ancora identificati non si esclude l’ipotesi che si tratti di corpi da cimiteri devastati dalla furia dell’acqua. “Abbiamo aperto un fascicolo, per ora senza alcuna ipotesi di reato, non sapendo nulla sulla provenienza delle salme e su come sia avvenuto il decesso. Sarà effettuata l’autopsia e solo allora potranno emergere nuovi particolari. L’ipotesi che in parte arrivino da sepolture devastate è solo un ‘dicono’, ma non la scartiamo” – afferma il procuratore di Imperia, Alberto Lari.
Due le ipotesi. Infatti, una di queste è che i corpi possano appartenere in parte a persone trascinate in mare dalla furia del maltempo e, in parte, a persone sepolte e ‘riesumate’ dall’alluvione del 2 ottobre scorso che ha devastato due cimiteri dell’alta val Roya, in territorio francese. Nei giorni scorsi gli inquirenti avevano anche valutato l’ipotesi di effettuare l’esame del dna da trasmettere alle autorità francesi per risalire all’identità delle vittime.
Intanto, il punto sulla Liguria e sul Piemonte, colpite dal maltempo, “sarà affrontato in un prossimo Consiglio dei Ministri per la dichiarazione dello stato di emergenza”. Lo ha affermato la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli.
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