Il 24enne alla guida del mezzo pesante si è poi dato alla fuga.
Incensurato, era arrestato due giorni fa per omicidio stradale con l’aggravante dell’omissione di soccorso.
Nell’interrogatorio davanti al giudice nel carcere di San Vittore, Monteleone si è avvalso della facoltà di non rispondere.
“È ancora troppo provato e poco lucido. Risponderà nel suo interesse nell’interrogatorio con il pm”, ha spiegato il suo avvocato, Mario Mongelli.
L’incidente “è avvenuto alle 9:44” dell’11 dicembre e, dall’analisi del cellulare, risulta che Francesco Monteleone ha effettuato “quattro tentativi di chiamata al padre in rapida successione (9:51, 10:00, 10:04, 10:32)”.
Lo evidenzia il gip di Milano Alberto Carboni, nell’ordinanza di arresti domiciliari a carico del 24enne. Una “simile coincidenza temporale” delle quattro telefonate, pochi minuti dopo il fatto, “e l’insistenza delle telefonate verso il genitore”, ha scritto il giudice, “non possono certo essere casuali e trovano una spiegazione logica solo nel fatto che l’indagato si era accorto di aver investito una persona e che, preso dal panico, tentava di mettersi in contatto con il padre”.
Un elemento che si aggiunge a quelli già emersi e contestati dalla pm Paola Biondolillo nelle indagini della polizia locale (non è citata nel provvedimento, invece, la telefonata al legale) per dimostrare che il conducente fosse “consapevole di quello che aveva fatto”, ma che non si è fermato ed è stato rintracciato in una cava ad Arluno, nel milanese, dove era tornato a lavoro “come se niente fosse”.
Le esigenze cautelari, ha spiegato ancora il giudice, “possono essere soddisfatte con la misura degli arresti domiciliari, così da limitare la libertà di circolazione dell’indagato e impedire che ci siano occasioni di ripetizione di episodi analoghi”.
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