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Mancanza di personale: al Fiorini spariti un terzo dei posti letto. La denuncia

Questa l’analisi proposta da Arcangelo Palmacci, il presidente provinciale e segretario locale di Azione, che sottolinea come si sia passati «da 79 a 53 posti letto, il 33% in meno…»

Pubblicato il 10 Gennaio 2024

Una carenza di personale che, numeri alla mano, hanno portato l’ospedale Fiorini di Terracina a perdere un terzo dei posti letto. Questa l’analisi proposta da Arcangelo Palmacci, il presidente provinciale e segretario locale di Azione, che sottolinea come si sia passati «da 79 a 53 posti letto, il 33% in meno…».

Stando alle nude cifre, nel reparto di medicina i posti letto sono passati dal 29 a 18: in Ortopedia ce ne sono 9 in meno (da 24 a 15) mentre in chirurgia universitaria sono sei i posti letto spariti (sono 20, erano 26).

«Tutto ciò sta comportando, fra l’altro, un sovraffollamento e quindi una grave congestione di pazienti e di ambulanze al pronto soccorso in attesa che si liberino posti letto e relative barelle – spiega Palmacci -. E questo sta costringendo, peraltro, le ambulanze a stazionare tralasciando l’evasione della domanda di servizio di emergenza proveniente dal territorio. In radiologia, inoltre, non si eseguono, da un anno, i relativi esami diagnostici per malati oncologici non ricoverati e lo stesso servizio, pur essendo l’ospedale di Terracina considerato dalla Regione Lazio “con percorso trauma e ictus”, è privo di un presidio medico in presenza nelle ore notturne e infatti per le emergenze si ricorre alla telemedicina con l’ospedale di Latina che, come noto, è già di per sé saturo. Come non è possibile effettuare e diagnosticare, a pazienti traumatizzati, una ecografia che, in alcune circostanze, potrebbe rappresentare un vero e proprio salvavita».

«Anche se va detto che il personale in servizio in ospedale – conclude Palmacci -, sia pure sotto stress e con disagio, continua a lavorare con impegno e assiduità per mantenere standard qualitativi nelle prestazioni ai pazienti. Sta di fatto che, invece di ripristinare i posti letto, non si è trovato di meglio che utilizzare proprio questa criticità per privilegiare e favorire il ricorso a prestazioni presso strutture sanitarie private».