Melzo: la figlia dell’anziana fatta a pezzi ha confessato l’omicidio

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“Ho fatto un disastro portami dai carabinieri”, ha detto solo questo. Poi davanti al magistrato è rimasta in silenzio, ora è in una cella nel carcere di San Vittore. Rosa Cipriani, 58 anni, la maggiore delle tre figlie di Lucia Cipriano, l’anziana fatta a pezzi trovata nella vasca da bagno della sua casa di Melzo, in provincia di Milano.

La 58enne avrebbe ammesso sommessamente le proprie responsabilità nell’omicidio della madre.

E’ quanto emerge dal rapporto del carabiniere che si è recato nell’appartamento della vittima.

La figlia dell’84enne con un cenno affermativo del capo ha ammesso di avere condotto la madre all’interno della vasca da bagno e di averla uccisa coprendole la testa col cellophan.

La donna è indagata per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere.

La pm, Elisa Calanducci, aveva firmato nella notte un decreto di fermo nei confronti della donna.

I sospetti dei carabinieri del nucleo investigativo del comando di Moscova, guidati dai colonnelli Michele Miulli e Antonio Coppola, al lavoro assieme ai colleghi di Pioltello e di Melzo si sono da subito concentrati in ambito famigliare.

E così quelli della pm. In particolare, si sono focalizzati sulla figlia, la più grande, che vive a una manciata di chilometri dalla madre, a Mediglia, e che negli anni si era sempre occupata di lei, la seguiva, le stava dietro.

L’anziana viveva da sola, era autosufficiente, ma ultimamente aveva iniziato ad avere problemi di deambulazione e un principio di demenza senile. E questo peggioramento potrebbe aver pesato nella dinamica di accudimento della figlia verso la madre consolidata negli anni. Ad ogni modo sono significativi i tentativi di depistaggio che la 58enne da settimane aveva messo in atto nei confronti dell’altra sorella, che cercava la madre e non la trovava.

Lei, la più giovane, vive a Trento.

E che da tanto, troppo tempo, non riusciva a mettersi in contatto con l’anziana. Per questo continuava a chiedere a Rosa notizie. E Rosa, ogni volta, si inventava una scusa diversa per giustificare la scomparsa della madre. Fino al ricovero in Rsa, perché, a suo dire, non poteva più stare da sola. Solo a quel punto la figlia minore ha deciso di verificare di persona. Si è messa in macchina, preoccupata, forse insospettita.

Le due sorelle si sono date allora appuntamento a casa della madre, in via Boves a Melzo. Ed è così che, giovedì intorno alle 10, è venuta alla luce la terribile verità.

“Mamma è morta”, le avrebbe detto Rosa una volta arrivata a Melzo, quando il castello di bugie stava per crollare, prima che la sorella entrasse in casa e scoprisse tutto.

Rosa è stata interrogata nel tardo pomeriggio di giovedì dalla pm Elisa Calanducci e si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Ora è in stato di fermo, in carcere.

Potrebbero non esserci motivi economici dietro al delitto, forse, ma è una prima ipotesi sulla base del contesto, più la volontà di mettere fine alle sofferenze della madre.

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Redazione Nazionale

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