E’ giallo sula morte del sedicenne trovato carbonizzato in un parcheggio a Merì, in provincia di Messina. Ieri pomeriggio è stata eseguita l’autopsia sul corpo del ragazzo disposta dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto che sta indagando sulla morte del giovane senza escludere alcuna ipotesi, compresa quella del gesto volontario ma, la famiglia esclude categoricamente il suicidio.
Sgomento nel piccolo paese di Merì, nel Messinese, dove ieri sera – 17 febbraio – è stato trovato nella Piazza Italia ’90 il cadavere carbonizzato di Ayman S. Il 16enne di origini marocchine apparteneva a una famiglia ben integrata e benvoluta da tutti, residente da diversi anni nel piccolo paese della provincia messinese.
La famiglia esclude il suicidio e in queste ore gli inquirenti stanno intanto interrogando amici e conoscenti del ragazzo. In questo momento delle indagini non si esclude nessuna pista: sul corpo del giovane non sarebbero stati trovati segni riconducibili a ferite.
“Si trattava di un ragazzo molto perbene che faceva una vita normale, studiava e d’estate andava anche a lavorare a Salina. Secondo la famiglia è impossibile che si sia suicidato. So che le forze dell’ordine stanno indagando in tutte le direzioni. La famiglia chiede solo chiarezza su quanto avvenuto”. A parlare è Giuseppe Coppolino, l’avvocato della famiglia.
Sul corpo del 16enne è stata già eseguita l’autopsia, disposta dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto.
“Non conosco i risultati e comunque siamo fiduciosi sull’operato della magistratura. So che si sta procedendo ad analizzare anche il telefono, ma al momento non sono a conoscenza di eventuali messaggi mandati da qualcuno che avrebbero indotto il ragazzo a cadere in una trappola” ha affermato l’avvocato Coppolino.
Proprio dallo smartphone del ragazzo potrebbero arrivare dettagli importanti per le indagini: sarebbe stato trovato un I phone accanto al corpo semicarbonizzato del ragazzo e anche un giubbotto.
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