“Morte agli invasori russi” su Facebook si può scrivere. Al fine di consentire la pubblicazione dei messaggi d’odio, il social network modifica le sue regole. Lo scrive Reuters, che ha preso visione delle e-mail interne all’azienda. Saranno permessi messaggi più forti e coloriti.
Ecco il testo dei messaggi di posta elettronica: “Lo stiamo facendo perché abbiamo osservato che in questo contesto specifico, i ‘soldati russi’ vengono utilizzati come delegati per l’esercito russo. La politica dell’incitamento all’odio continua a vietare gli attacchi diretti ai russi”.
Ha spiegato il perché della regola il portavoce di Meta Andy Stone. Questo tipo di messaggi, di prassi banditi per l’incitamento all’odio, tornano possibili: “Come risultato dell’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo temporaneamente concesso forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole come discorsi violenti come ‘morte agli invasori russi’. Non permetteremo appelli alla violenza contro i civili russi”.
Sono, quindi, liberi di parlare coloro che chiedono la morte del presidente russo Vladimir Putin o del presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Se però la minaccia è credibile, la situazione cambia: si esamineranno l’ubicazione di chi scrive e il metodo del messaggio.
L’ambasciata russa negli Stati Uniti si difende da Facebook: ha chiesto a Washington di fermarne le “attività estremiste”. In un tweet, l’account dell’ambasciata si pronuncia: “Gli utenti di Facebook e Instagram non hanno concesso ai proprietari di queste piattaforme il diritto di determinare i criteri di verità e mettere le nazioni l’una contro l’altra“.
La Russia, del resto, sta vietando Facebook.
I messaggi d’odio sono consentiti quando prendono di mira soldati russi, tranne i prigionieri di guerra e sono diretti ai russi, soltanto nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina (l’autodifesa è consentita).
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