L’appello della clinica di Palermo: “Messina Denaro, parla. Non manca molto a quando ti ritroverai davanti il piccolo Di Matteo”

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“La volgarità, l’insinuazione, l’illazione sono state le scorciatoie più imboccate in queste ore quando invece le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana. Per la quale – mi pare evidente – non c’è schema di terapia che possa condurre a guarigione”.

Così Alessia Randazzo.

E’ la responsabile legale della clinica La Maddalena di Palermo, Alessia Randazzo, diretto all’ex paziente della struttura, Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, che per circa due anni è stato curato dai medici palermitani per un tumore.

Su Facebook, Randazzo si rivolge al boss mafioso chiamandolo con il nome che aveva usato quando frequentava l’ospedale oncologico:

“Al signor Andrea Bonafede avrei da dire una sola cosa: se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino e tutti gli altri te li ritroverai davanti”.

Il riferimento è agli atroci crimini, così come quello del 12enne Giuseppe Di Matteo, strangolato e poi sciolto nell’acido per ordine di Messina Denaro dopo due anni di prigionia.

A chi invece ha sollevato dubbi e sospetti sul personale della clinica e su quanto fossero davvero ignari che quel paziente altri non fosse se non il boss mafioso, l’avvocata Randazzo risponde: ” Ci sono persone che da oltre vent’anni escono di casa ogni mattina per servire e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l’aereo. Non è la prima, né sarà l’ultima volta che saremo chiamati a pagare un prezzo per i nostri sforzi, per quel peso quotidiano che ci opprime l’anima ma che abbiamo imparato a trasformare in abbraccio. Le spalle oramai si sono fatte larghe. Un giorno qualunque, i riflettori si posano un’altra volta su questo arcobaleno orgoglioso e un istante dopo, ignari di come si sta al mondo, gli elefanti dei giudizi sommari gli riversano addosso giacimenti di cattiveria liquida. Scegliere la strada più faticosa e meno illuminata è il rischio che si corre quando nella vita si sceglie consapevolmente di evitare qualsiasi scorciatoia. La dignità, si sa, costa fatica ed è in questa fatica che, insieme a tanti, anch’io io ho trovato il senso della mia vita”.

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Redazione Nazionale

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