Messina Denaro e il mistero di “Ciccio”, il figlio segreto

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Più che il figlio segreto è ormai il figlio fantasma di Matteo Messina Denaro. Se ne parla. Ma non in Procura o fra gli inquirenti che dubitano di una vecchia, insufficiente e fumosa intercettazione.

Se ne parla soprattutto per strada, fra Castelvetrano, Campobello di Mazara, Marsala. Cioè nell’area dove sarebbe cresciuto questo secondogenito del boss arrestato la scorsa settimana, così come ricostruisce il Corriere.

Un ragazzo che oggi avrebbe 18 anni o poco più. Con un cognome top secret, ma con un nome che richiamerebbe il nonno, Francesco, “don Ciccio”, il patriarca di Cosa nostra morto da latitante e fatto ritrovare a casa fra candele e corone di fiori

Una storia che il rampollo del padrino, se esiste, deve avere ripercorso in questi giorni continuando a celare la propria identità.

Così come la sua misteriosa madre che avrebbe incrociato “Diabolik”, stando al soprannome del boss, nel 2004. Conquistata come tante dal fascino criminale di un viveur capace di mimetizzare con un sorriso il suo iter sanguinario culminato nelle stragi del 1992-1993, nel sequestro, nell’ omicidio e nella dissoluzione nell’acido di un ragazzino di 14 anni, Giuseppe Di Matteo, colpevole di avere un padre pentito.

Se Francesco il figlio-fantasma dovesse materializzarsi forse oggi rifletterebbe su questa vittima innocente eliminata dieci anni prima della sua nascita. Ogni accertamento a caccia del figlio senza volto ha finora avuto esito negativo. Una ragione in più per dubitare di una confusa chiacchiera captata fra le sorelle di Messina Denaro.

Parole poco chiare che fecero pensare, 9 anni fa, all’ipotesi del figlio segreto.

Ma, al contrario di quanto è accaduto per la primogenita dell’ex superlatitante, Lorenza Alagna, cresciuta in casa della nonna, stesso nome, e delle quattro sorelle del boss, il presunto figlio maschio non avrebbe mai messo piede nella casa paterna.

D’altronde, Lorenza viveva lì fino alla maggiore età con la madre, Francesca Alagna, a sua volta succube delle ferree regole imposte da nonna Lorenza. Se un figlio ci fosse, certamente non avrebbero avuto finora alcuna occasione di incontro con Lorenza né il ragazzo né la madre, anche lei celata da un alone di mistero. Per chi si sta occupando di elementi concreti come l’analisi dei telefonini trovati in tasca a Messina Denaro, quella del figlio segreto sarebbe una leggenda.

Da aggiungere al romanzo criminale che lo ha sempre visto protagonista con un profilo ben diverso dall’acciaccato malato forse stanco di scappare, nonostante le pilloline aiuta sesso custodite nel comodino. Perché quando amoreggiava con la mamma di Lorenza o quando avrebbe conquistato la donna del suo (ripetiamo, presunto) secondo figlio, Matteo Messina Denaro, a costo di mimetizzarsi in abiti femminili o addirittura da sacerdote, non rinunciava a raggiungere le alcove di fidanzate che lo hanno amato.

Come è accaduto a Sonia, l’innamorata raggiunta 20 anni fa da una missiva netta: “Non voglio nemmeno pensare di coinvolgerti in questo labirinto… Non pensare più a me, non ne vale la pena”.

Ma lui cominciò a pensare a Maria Mesi: lei per incontrarlo aveva affittato un appartamentino a due passi dal suo, facendo così perdere le tracce a inquirenti che, quando lo scoprirono, lo trovarono vuoto, traditi da un maresciallo infedele.

Ci fu poi l’infatuazione per Andrea Haslener, avvenente austriaca frequentata per quattro anni al Paradise Beach hotel di Selinunte. Una storia conclusa nel sangue, con il delitto del direttore dell’albergo perché si era innamorato della stessa donna, poi inseguita dagli inquirenti a Vienna per chiarire se fosse madre del figlio misterioso. Escluso. Anche dai pentiti rimasti muti sul punto.

A differenza di Vincenzo Sinacori che ai magistrati parlò di Francesca Alagna: «Un giorno ci disse che correva da lei “per andare a fare un figlio”». Ma allora nacque una figlia, Lorenza. Ed è l’unica certezza.

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Redazione Nazionale

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