« Torna indietro

Messina Denaro

Messina Denaro: i messaggi in codice nei pizzini

Pubblicato il 14 Aprile 2023

Decifrare i pizzini e gli appunti del boss Matteo Messina Denaro è un lavoro da enigmisti. Ed è proprio quello che stanno svolgendo gli investigatori da metà gennaio, quando l’ultimo dei Corleonesi è stato catturato a Palermo.

Nei suoi vari covi – oltre che nelle abitazioni di altri indagati, come la sorella Rosalia e l’insegnante Laura Bonafede, arrestata ieri – sono stati ritrovati preziosi scritti, fondamentali per ricostruire i movimenti, gli affari e le relazioni dell’ex superlatitante.

Districarsi nel “Codice Messina Denaro” non è affatto semplice: si tratta di un raffinato sistema di comunicazione criptata, con riferimenti anche letterari, che varia anche in base alle circostanze. Succede così che una stessa persona possa avere più di uno pseudonimo, che muta e fa automaticamente cambiare anche quello degli altri interlocutori. Per comprendere servono le “chiavi”. E diverse sono state già acquisite.

Spulciando i pizzini, si scopre per esempio che il tumore del quale è affetto Messina Denaro diventa “la Romena” che prosciuga forze ed energie e che “lo squallido” non è una persona, ma la clinica La Maddalena, dove il mafioso è stato operato nel 2021 e ha poi proseguito le cure oncologiche, compresa la seduta del 16 gennaio scorso alle 8, quando però è stato bloccato e catturato dai carabinieri del Ros.

Un linguaggio che a tratti diventa un rompicapo, quello utilizzato nei pizzini e nei diari, che il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, che coordinano l’indagine sui fiancheggiatori del boss, stanno passo dopo passo svelando. Se Rosalia Messina Denaro, arrestata nelle scorse settimane e che involontariamente ha contribuito in modo decisivo alla cattura del fratello dopo una latitanza durata trent’anni, era “Fragolone”, Laura Bonafede, la maestra che è finita in carcere ieri e che avrebbe anche convissuto con Messina Denaro per un lungo periodo della sua latitanza, avrebbe avuto più di un alias: “Cugino”, “Amico”, “Mio”, “Blu”, “Venesia” e “Loredana”. La donna scriveva utilizzando il maschile e parlando in terza persona di se stessa. In  base allo pseudonimo utilizzato sarebbe mutato poi anche quello del mafioso, che diventava “Depry” oppure “Amico mio” in base alle circostanze.

La figlia di Bonafede, Martina Gentile, per la quale la Procura aveva chiesto l’arresto, sarebbe stata “Tania”, “Tany”, “Lupetta”, ma anche “Cromatina”. Gli investigatori hanno poi accertato che “Donna” era la madre di Laura Bonafede, mentre “Uomo” il padre, il capomafia di Campobello di Mazara ormai deceduto, Leonardo Bonafede, “venerato dalla figlia”, come scrivono gli inquirenti. “La donna che aiuta Venesia” è invece una giovane romena che avrebbe aiutato la maestra (“Venesia”) nell’accudimento della madre. Alcuni stratagemmi comunicativi delineano poi una sorta di mondo parallelo: Castelvetrano diventa “Aragona” e Campobello è invece “Macondo”, con un riferimento al villaggio in cui è ambientato il romanzo “Cent’anni di solitudine” dello scrittore Gabriel Garcìa Marquez. “Macondino”, per analogia, è invece Triscina.

Man mano che le indagini proseguono dalle ordinanze di custodia cautelare emergono nuovi pseudonimi che gli inquirenti non sono ancora riusciti a decriptare. Facendo riferimento a quella che ha portato in carcere Laura Bonafede, per esempio, spuntano “A3B”, ma anche “Sollimano” e “Pancione”, due individui ai quali sarebbe stato necessario dare “un avvertimento”, che per gli inquirenti avrebbe potuto essere anche un omicidio. “Che Sollimano tenesse tanto al denaro l’ho sempre capito – scriveva Laura Bonafede a Messina Denaro – gli piace spendere e fare soldi facili ma mai avrei potuto pensare che arrivasse a tanto. Secondo me oltre al denaro è legato alla paura di quell’avvertimento che lui pensa di Uomo (Leonardo Bonafede, ndr) ma che in realtà era di Depry (Messina Denaro, ndr). Quando dici che gliela farai pagare, che non ti fermi, ti posso dire che ne sono certo, ti conosco anche sotto questo aspetto. Non ti nego che mi sarebbe piaciuto che avessi fatto ‘due piccioni con una fava’, Sollimano e Pancione. Ma Pancione ci sta pensando da solo, mangia come un porco, nemmeno può camminare più”.