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Messina, studentessa fa ripetere l’esame di maturità a tutta la classe, ma prende lo stesso voto

Pubblicato il 14 Novembre 2023

Nel mese di settembre il liceo scientifico Galileo di Spadafora, a Messina, balzò agli onori della cronaca per un caso da film: 11 studenti furono richiamati a sostenere nuovamente l’esame di maturità dopo il ricorso di una studentessa, che aveva ritenuto di aver subito un trattamento non equo rispetto ai suoi compagni. L’’Ufficio regionale scolastico riscontrò effettivamente delle irregolarità e decise quindi di accogliere il ricorso della ragazza, così per 11 studenti del liceo si è materializzato un incubo ricorrente: essere costretti a ripetere l’esame di maturità.

La votazione finale: tanto rumore per nulla

Come aveva spiegato Maria Chiara Sgrò, legale della famiglia della studentessa: “L’esame orale era stato illegittimamente concordato con il commissario interno: avrebbero saputo con giorni di anticipo gli argomenti di inizio esame ed è, invece, avvenuto che solo alla mia assistita è stato richiesto dalla commissione un argomento di inizio esame difforme rispetto a quanto concordato con lo stesso commissario interno”.

La studentessa sperava evidentemente di ottenere un voto superiore a quello precedente, ma la nuova commissione ha confermato tutte le valutazioni dei precedenti commissari. Nulla da fare quindi per la ragazza, che non è riuscita a migliorare il suo voto finale.

Il tutto si è concluso con tanto rumore per nulla, una vicenda quasi grottesca che aveva scomodato anche il ministro dell’Istruzione Valditara. Il ritardo con il quale gli 11 studenti sono stati costretti a rifare l’esame, come riferito dal legale della famiglia, è stato causato dal “ricorso al Tar presentato dagli altri studenti”.

Intanto Antonio, portavoce degli studenti, ha dichiarato che la classe “ha sostenuto l’esame con onestà, sincerità e tranquillità”. Poi, con un velato riferimento alla compagna di classe che con il suo ricorso ha costretto gli altri ragazzi a ripetere l’esame di maturità, ha concluso: “Ringraziamo la Commissione per averci messo a nostro agio. Noi viviamo a testa alta e per questo bisogna fare chiarezza dicendo la verità, ovvero che tutti noi siamo stati trattati nello stesso modo”.