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Meta taglia in Europa: chiude il centro di moderazione a Barcellona, 2000 lavoratori a rischio

Pubblicato il 4 Aprile 2025

Via ai licenziamenti con l’addio alla sede nella Torre Glòries. In gioco il futuro della moderazione sui social

Meta ha avviato una nuova ondata di licenziamenti in Europa, colpendo direttamente il cuore operativo della moderazione dei contenuti. A farne le spese è la sede di Barcellona, dove operava Telus, multinazionale canadese incaricata di gestire la supervisione dei contenuti per Facebook e Instagram.

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: la sede nella Torre Glòries sarà chiusa e oltre 2000 dipendenti resteranno senza lavoro. Attualmente, i lavoratori sono in congedo retribuito e non hanno più accesso all’edificio.


Perché Meta taglia: tra pressioni interne e strategia politica

Zuckerberg cambia rotta sulla moderazione in vista del ritorno di Trump

La decisione, spiegano fonti interne, è frutto di una combinazione di elementi. Da un lato, le crescenti richieste salariali e sindacali che si sono accumulate sin dal 2018, quando il centro fu aperto sotto la sigla CCC e poi assorbito da Telus.
Dall’altro, pesa la svolta strategica annunciata da Mark Zuckerberg all’inizio del 2024, in concomitanza con il ritorno sulla scena politica di Donald Trump.

Meta, insieme ad altre piattaforme come X, ha iniziato a ridurre il livello di moderazione sui contenuti, soprattutto quelli legati al dibattito politico. L’obiettivo? Allinearsi alla nuova narrativa improntata sulla libertà di parola, un cavallo di battaglia del tycoon repubblicano.


La nuova era della moderazione: meno controlli, più libertà?

Il ruolo di Trump e il timore di ritorsioni regolatorie

Con l’avvio della campagna elettorale di Trump per il 2024, molte piattaforme hanno modificato radicalmente il proprio approccio alla “disinformazione”. X, il social di Elon Musk e storico alleato dell’ex presidente, ha ridotto drasticamente gli interventi sui contenuti ritenuti falsi o dannosi.

Meta non è rimasta a guardare. La società ha eliminato il programma di fact-checking esterno, preferendo adottare una linea più permissiva anche nei confronti di post controversi. Una scelta che, pur andando incontro agli orientamenti politici di Washington, si scontra con le rigide normative europee su hate speech e fake news.


Licenziamenti in arrivo: fino a 3600 posti a rischio

Tagli annunciati anche nei programmi per la diversità e l’inclusione

Già a gennaio, Meta aveva reso nota l’intenzione di ridurre del 5% la sua forza lavoro globale. Con circa 72.000 dipendenti al mondo, questo significherebbe oltre 3.600 posti a rischio.

In una comunicazione interna, Zuckerberg aveva parlato di un anno “intenso” e della volontà di “eliminare più velocemente i dipendenti meno performanti”. In parallelo, Meta ha chiuso anche i programmi DEI (Diversità, Equità e Inclusione), progettati per aumentare la rappresentanza di minoranze etniche, religiose e LGBTQ+ nell’azienda.


Il messaggio è chiaro: meno controlli, meno inclusione, più libertà di parola. Ma a quale costo?

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