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Micheletto, Pneumologia di Verona: “Reparto saturo, serve responsabilità, proteggiamo gli anziani”

Pubblicato il 2 Novembre 2020

Claudio Micheletto, Direttore della pneumologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, è in prima linea contro il Covid da inizio pandemia. Il virus lo vede e lo combatte tutti i giorni. Ci spiega che è virulento come marzo e colpisce le fasce più fragili della popolazione. Per questo invita ad essere responsabili e a smetterla di negare l’evidenza. 

Dr. Micheletto, qual è la situazione nel suo Reparto?

Siamo pieni di gente. E sa perché? Perché le persone dovrebbero proteggere i loro anziani e non lo fanno. In reparto al momento ho ricoverati solo anziani o persone con comorbilità. Non ci sono giovani. Ho quindi pazienti che non fanno vita sociale, che non vanno in giro. Chi li ha contagiati allora? Anziché fare polemiche inutili, la gente dovrebbe fare un esame di coscienza e assumersi le proprie responsabilità

Quanti pazienti Covid avete in reparto?

Abbiamo 66 letti, tutti occupati. Dovremmo aggiungerne altri 6 nei prossimi giorni per arrivare a 72.

Sono casi gravi come quelli di marzo?

Sì, sono gravi come marzo. I casi clinici sono identici. Il virus è lo stesso, non è cambiato e non ha perso di virulenza. Viene solo intercettato prima. I pazienti qui presentano tutti una polmonite bilaterale. Il virus è tornato ad essere contagioso, prima si è stati attenti ora meno. La gente non sta proteggendo i suoi anziani. 

Sui social si moltiplicano i video di chi si apposta fuori dai vari pronto soccorso dicendo che non è vero che sono affollati.

Le dico solo che oggi ci sono 12 persone in pronto soccorso che aspettano il ricovero. Direi che sarebbe il caso di avere rispetto di queste persone. 

Cosa prevede per le prossime settimane?

Da 15 giorni registriamo un lieve incremento di ricoverati tutti i giorni. Non credo che calerà. 

C’è chi dice che se gli ospedali si stanno saturando è per colpa di una politica di tagli alla sanità fatta negli ultimi anni…

IL 26 marzo 2020 avevamo 180 pazienti ricoverati con polmonite più 60 in rianimazione. Come si può avere un organico che gestisce questi numeri? Il problema non è il numero di medici perché anche chi all’estero ha molti più medici di noi, non può reggere. Il problema non è quello. E’ che si vuole minimizzare una pandemia. E intanto i numeri crescono.

E’ la gente che deve prendere seriamente il problema e considerare che ogni occasione di contatto è una possibile fonte di contagio e che l’asintomatico è contagioso, specie per le persone fragili, che vanno protette. Bisogna andare dai nonni con la mascherina e lavandosi le mani e non fare vita sociale. Bisogna avere rispetto per genitori e nonni. La gente deve ridurre il numero di contatti.

Il protocollo di cura è lo stesso di marzo?

Sì, usiamo gli stessi farmaci di marzo, anche se ora si ha maggiore validazione scientifica. Quindi cortisone, eparina e anti-virale Remdesivir. 

E il plasma?

A Verona è in corso la sperimentazione con plasma. Non mi sento di esprimere un giudizio. Dico solo che la scorsa settimana uno studio di ricercatori indiani pubblicato sul British Journal of Medicine relativo all’uso del plasma su pazienti Covid, ha evidenziato la scarsa efficacia del trattamento. (https://www.bmj.com/content/371/bmj.m3939)

Cosa ne pensa della terapia con anticorpi monoclonali come il Regeneron?

Potenzialmente può essere utile perché contiene anticorpi più concentrati rispetto al plasma. Però può essere usata solo nello stadio iniziale della malattia perché questo virus ha la capacità di infiammare. E gli anticorpi non tolgono l’infiammazione

Lei ha paura?

No, non ho paura. Gestire un reparto Covid è impegnativo. La malattia è impegnativa. Ma non ho paura

Cosa ne pensa dei tamponi a tappeto e dell’obbligo per i medici di base di tamponare i pazienti?

Il tamponamento è utile per individuare i casi, per separare i positivi, ma quale sia il setting più idoneo non lo posso dire. Non so se i medici di base siano messi nelle condizioni giuste. Io non sono medico ambulatoriale. Che ha guanti e mascherina e niente più. Nel mio Reparto siamo protetti al massimo. Dico solo che io non so se con questi numeri sarà più utile tamponare, questo è il problema. 

Cosa bisogna fare secondo lei?

Prendere questa epidemia seriamente. Questa è l’unica cosa da fare. Io capisco che per chi perde il lavoro è una tragedia ma la soluzione di un problema economico non può voler dire banalizzare il problema sanitario. Quando crescono i numeri è inevitabile che si crei un problema di tipo economico. Io non sono favorevole al lockdown, Ma quando vedo gli assembramenti dovuti allo spritz mi arrabbio. Cerchiamo di fare le cose essenziali. L’Italia ha bisogno di andare avanti dal punto di vista economico e sociale ma bisogna avere comportamenti responsabili. 

Cosa prevede per Natale? 

Potrei immaginare che tra un mese i numeri calino. Ma è difficile fare previsioni. 

Perché quest’estate c’è stato un calo di contagi?

Perché con il caldo si fa una vita diversa, ci sono meno assembramenti. Negli uffici si possono tenere le finestre aperte. D’inverno, con le finestre chiuse, il virus si trasmette.  

Portare la mascherina è sufficiente per proteggersi dal Covid? Zaia continua a ricordare che in piena pandemia solo l’1,8% del personale ospedaliero si è infettato. Al Pronto Soccorso di Legnago però due medici e 5 infermieri sono al momento positivi al Covid.

Nel mio reparto nessuno si è infettato. E da qui sono passati 80 medici. Ma lei deve pensare che siamo protetti al massimo, entriamo in Reparto Covid bardati.  Il Pronto Soccorso è una situazione diversa. Lì si rischia di più. Si può essere a contatto con un positivo senza saperlo.  Il PS è più a rischio di un reparto normale. 

Parliamo degli asintomatici. Sono o non sono contagiosi? Qualche esperto li ha definiti portatori sani. 

Gli asintomatici sono contagiosi perché altrimenti non si spiega che gli anziani continuino ad essere ricoverati. Il Prof. Andrea Crisanti ha pubblicato su Nature uno studio in cui spiega che gli asintomatici sono positivi e quindi trasmettono il virus (https://www.nature.com/articles/s41586-020-2488-1). Non è un’opinione.  Ovvio che più si hanno sintomi più si trasmette il virus. Ma bisogna anche guardare chi è il ricevente. Perché se è un ventenne, è più difficile che si contagi. Se è un anziano o qualcuno con patologie, la cosa cambia. Tutto è relativo alla condizione, dipende da chi si ha di fronte. 

Quindi dire che i cosiddetti “portatori sani” non hanno la malattia è corretto ma la domanda è: questi trasmettono? Verosimilmente sì, il rischio è basso ma c’è. Perché, ripeto, altrimenti non si spiega perché gli 80enni che sono in casa e non fanno vita sociale hanno il Covid.

Chi ha sintomi cosa deve fare? Correre al pronto soccorso saturando gli ospedali?

Il sintomatico deve inizialmente stare a casa, prendere la tachipirina. Però deve pensare di essere un potenziale infetto da Covid, anche se non è detto che lo sia obbligatoriamente. Dopodichè aspetta almeno qualche giorno per vedere come va, capire se ha i sintomi caratteristici. In quel caso chiamerà il medico o andrà al pronto soccorso.

Sembra che il Covid abbia degli strascichi sulla salute dei pazienti guariti. 

Noi a marzo avevamo istituito un ambulatorio per pazienti dimessi, per monitorarli anche nel post ricovero. Perché non tutti guariscono allo stesso modo. C’è chi guarisce velocemente, chi addirittura non cammina per un periodo. Lo spettro è variabile a seconda della gravità della malattia. Tornano tutti come prima del contagio, ma ci vuole del tempo. Sappiamo che il Covid ha effetti a livello muscolare, sui nervi, insomma ha molteplici manifestazioni. Il tempo di recupero varia a seconda del paziente. 

L’ambulatorio è ancora attivo?

Al momento no, ma speriamo di riaprirlo a breve.