Milano: “Ciao, mi chiamo Enea…”, neonato lasciato nella ‘Culla per la vita’ a Pasqua

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Il piccolo sta bene e ha circa sette giorni di vita, accanto al neonato è stata trovata una lettera firmata ‘mamma’: “Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile”.

E’ questa la storia di Enea, un neonato è lasciato nella ‘Culla per la vita’ del Policlinico di Milano nel giorno di Pasqua. Accanto al piccolo la lettera; doloroso e amorevole addio della mamma che, per motivi sconosciuti, ha scelto di non tenere il bimbo.

L’allarme alle 11,40 di ieri, giorno di Pasqua

L’allarme al personale della neonatologia è arrivato alle 11,40 di ieri, domenica di Pasqua. I medici si sono trovati davanti un neonato del peso di circa 2,6 kg di etnia caucasica, in buona salute. Vicino al bimbo hanno trovato la lettera; la madre scrive di volergli molto bene, ma di non potersi occupare di lui e rassicura i medici sulla salute del piccolo: “è super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok”.

Quando è scattato l’allarme, l’equipe della Terapia intensiva neonatale della clinica Mangiagalli di Milano di guardia è accorsa: “Abbiamo preso il bimbo, lo abbiamo visitato e stava bene, era avvolto in una copertina verde. Adesso è in reparto ed è diventato un nostro bambino, nostro figlio – racconta all’AdnKronos Salute, il dr Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano – La mia speranza, però, è ancora che la sua mamma ci ripensi. Io vorrei che le arrivasse questo mio messaggio”. 

“Vorrei che questa mamma mi ascoltasse, può ancora riprendersi il suo bambino, voglio che sappia che noi possiamo aiutarla a farglielo crescere e che nulla è perduto. Io desidero parlare a questa mamma e dire che siamo pronti a starle accanto, di mettersi in contatto con me e con l’ospedale”, questa la speranza del dr Mosca.

Le possibilità per le mamme in difficoltà

Il dr Mosca ci tiene a ricordare le possibilità che hanno a disposizione le mamme in difficoltà: “È utile che si sappia che la mamma può partorire in ospedale in anonimato e andare via, senza dover mettere il suo bimbo nella culla per la vita, o peggio, pensare a pericolosi abbandoni. Non sono alti i numeri di questi casi, cioè di donne che utilizzano la normativa vigente che permette di lasciare il neonato in ospedale dopo un parto avvenuto in modo sicuro, in ospedale assistite e non in situazioni precarie. I numeri del Mangiagalli si attestano su qualche bambino ogni anno. Tra l’altro qui c’è anche il Centro di aiuto alla vita che è in grado di aiutare prima, durante e dopo il parto le mamme in difficoltà che vogliono tenere il proprio bambino. È importante che una mamma in difficoltà sappia che non è sola, cerchiamo di dare appigli e aiuti”.

La culla per la vita

La culla per la vita del Policlinico di Milano è stata inaugurata nel 2007; con questo sistema il piccolo è al sicuro ma, il personale ha sempre sostenuto che no si tratta di una “ruota degli esposti’, è molto di più”. La mamma che sceglie di lasciare il suo bebè deve solo schiacciare un pulsante. La saracinesca si alza e c’è una moderna incubatrice dove riporre il neonato. Foto generica

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Redazione Nazionale

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