Pubblicato il 16 Febbraio 2024
Nel 2019 una donna, oggi 42enne, è stata costretta a lasciare il lavoro dopo aver avuto il secondo figlio. A 4 anni di distanza ha deciso di raccontare di nuovo la sua triste storia a Il Corriere della Sera, che subì forti pressioni dalla sua azienda per dimettersi e rinunciare così ai benefici previsti dalla legge per la sua seconda maternità. “Ti conviene accettare l’offerta. Se rientri al lavoro ti faranno morire” – queste le parole del consulente, che ad oggi risuonano come una sinistra minaccia.
La storia della donna costretta a dimettersi, “colpevole” di essere madre
Prima che il bambino compisse un anno, la donna alla fine fu costretta a cedere: “Su consiglio dell’avvocato e considerando i costi che quella vicenda stava imponendo alla mia famiglia, ho deciso di arrendermi” – ha rivelato. Si licenziò e ottenne una buonuscita e il riconoscimento da parte del datore di lavoro: “Ecco, quando ho sentito pronunciare quella frase, lo voglio dire ancora oggi, ho provato l’unica gioia di tutto quel periodo orribile”.
Ha poi raccontato che le tensioni per quella situazione stavano iniziando a pesare anche sulla sua vita privata e familiare: “Non uscivo più, non vedevo nessuno, rispondevo male al mio compagno, a mia mamma, anche il primo figlio cominciava a mostrare di risentire di quelle tensioni”.
Una situazione insostenibile, che la costrinse a dare le dimissioni: “Ho accettato quella sconfitta mettendo, però, sul piatto della bilancia la qualità della vita di tutta la famiglia”.
Una situazione frequente
La 42enne ha però scoperto che casi come i suoi non solo isolati, come quello di una “collega con 4 figli scivolata in una crisi depressiva a causa di una serie di tensioni familiari”. A tal proposito la donna ha aggiunto: “Il capo ha letteralmente cambiato faccia, ho visto le stesse dinamiche che avevo subito io, l’ha fatta chiamare per rimproverarle una cosa persino mentre si trovava in degenza. Volevano indurla ad andarsene”.
A quel punto ha deciso di cambiare aria e ha trovato lavoro in un altro posto, per poi scoprire che anche lì una sua collega rimasta incinta subì le sue stesse pressioni. “Non se ne esce” – ha commentato tristemente la donna, che ha poi aggiunto: “Visto che ci chiedono di fare figli, dovrebbero offrire condizioni favorevoli. Io con due nonne di supporto ce la faccio soltanto perché ho scelto il part time. Ma c’è gente che lavora praticamente soltanto per pagare la baby-sitter. È evidente che qualcosa non funziona come dovrebbe”.