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Rintracciati i minorenni minacciati da Moussa Sangare prima di uccidere Sharon Verzeni: “Ecco cosa ci ha detto”

Pubblicato il 4 Settembre 2024

I due ragazzini che sarebbero stati minacciati da Moussa Sangare, trasferito da un altro carcere dopo essere stato aggredito da altri detenuti con bombolette incendiarie, sono stati individuati. Entrambi sono originari di Chignolo d’Isola, comune limitrofo a Terno d’Isola, e sarebbero stati minacciati dal 31enne, il killer reo confesso di Sharon Verzeni. Uno è stato ascoltato oggi, mentre l’altro sarà sentito nei prossimi giorni. La loro versione sembrerebbe confermare quanto dichiarato da Sangare ed entrambi hanno detto che non si sono fatti avanti prima poiché temevano delle ritorsioni.

Le minacce di Moussa Sangare

Uno dei due ragazzini ascoltati ha confermato che, nella notte tra il 29 e il 30 luglio, sono stati avvicinati da Sangare che avrebbe fatto apprezzamenti sulla sua maglietta del PSG: “È autentica? Quanto costa?”. Il ragazzino, temendo che il 31enne volesse rapinarlo, gli avrebbe risposto che la maglietta era falsa. A quel punto Sangare avrebbe estratto e mostrato il coltello, l’arma del delitto con la quale poco dopo avrebbe ucciso Sharon secondo il Corriere della Sera, per poi proseguire la sua passeggiata in bicicletta alla ricerca di una facile “preda”.

Sangare non stava facendo un semplice giro in bici, ma stava perlustrando la zona per trovare una vittima più “vulnerabile”. Oltre ai due ragazzini aveva “sondato” varie vittime: un uomo fermo in auto in un parcheggio con un pc, un altro ribattezzato “il pelato”, un altro che camminava con una sigaretta e per l’appunto i due ragazzini minorenni.

Le inquietanti motivazioni dell’uccisione di Sharon Verzeni

Inquietanti le rivelazioni di Sangare, il quale ha spiegato di aver ucciso Sharon senza un motivo, ma solo perché voleva provare emozioni forti. La mancanza del movente ha reso molto complicate le indagini, che alla fine hanno portato all’arresto del 31enne. La scelta è ricaduta su Sharon semplicemente poiché era una “preda” vulnerabile e facile da uccidere.

Come osservato dalla gip Raffaella Mascarino, che ha convalidato il fermo e disposto il carcere, Sangare ha mostrato di essere nelle sue piene facoltà mentali dal momento che ha adottato tutte le precauzioni necessarie per sfuggire all’occhio delle telecamere di sorveglianza della zona dopo l’efferato delitto.

Descritto come un uomo “spesso in preda alla noia, senza un lavoro stabile e impregnato di valori malsani trasmessi dal rap e dal trap che esaltano la violenza, il sesso estremo e l’esigenza di prevalere”, Sangare ha rilasciato delle dichiarazioni agghiaccianti che hanno spiazzato la stessa gip. Il 31enne si stava “allenando” ad uccidere qualcuno lanciando coltelli contro una sagoma umana di cartone e ha rivelato di aver conservato l’arma del delitto come souver, per “tenere memoria di quello che ha fatto”.