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Mondiali di scherma: a Milano la sciabolatrice ucraina vince e la rivale russa la fa squalificare (VIDEO)

Pubblicato il 27 Luglio 2023

L’ucraina Olga Kharlan ha deciso di affrontare la russa Anna Smirnova nei trentaduesimi della sciabola femminile del Mondiale di scherma di Milano e ha pure vinto (come da pronostico) con il punteggio di 15-7.

Ma questo discusso match è precipitato in un pasticcio tremendo, con la Smirnova che per 45 minuti ha occupato la pedana, anche collocandosi su una sedia, per una questione legata ai rituali saluti di fine incontro, non un aspetto formale e banale perché l’atleta che non lo fa rimedia il cartellino nero e viene estromesso dal torneo: la russa è riuscita nel suo intento.

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Dopo oltre due ore convulse, all’insegna di indiscrezioni, ipocrisie, voltafaccia, è andata proprio così: la Kharlan è stata estromessa dal torneo e il provvedimento contro di lei (che comporta pure due mesi di sospensione) si riverbera – ai sensi delle norme del Mondiale – pure sulla squadra: l’Ucraina viene esclusa dal torneo e vede molto compromessa la qualificazione olimpica; dovrà vincere per forza di cose una gara di qualificazione in programma il prossimo marzo, ricostruisce il Corriere.

Ma non basta: tolta di mezzo la Kharlan e non rimessa in pedana la Smirnova (in quanto appunto sconfitta sul campo), la bulgara Ilieva ha passato il turno dei sedicesimi senza colpo ferire ed è avanzata nel tabellone stravolgendo pure il ranking dell’arma. Il caos nel caos, insomma.

Tecnicamente la direzione del torneo ha obbligato l’arbitro, l’italiano Vincenzo Costanzo, a dare il “nero” alla Kharlan, pena un provvedimento nei suoi confronti. La Russia è stata a lungo incerta come formulare il ricorso: la scelta alla fine è stata “per mancato rispetto del regolamento”.

Proviamo a ricostruire una vicenda a dir poco grottesca, dalla quale la Federazione Internazionale esce malissimo.

Di solito a fine assalto c’è la stretta di mano tra i due schermidori, ma era l’unica cosa che la Kharlan non voleva fare. Era così stato raggiunto un compromesso ricorrendo alla procedura adottata durante il Covid: un tocco delle lame delle armi al posto delle mani.

A fine assalto l’ucraina ha così allungato la sua sciabola alla russa (che, ricordiamo, a questo Mondiale partecipa come tutti i connazionali sotto la sigla AIN, senza bandiera e simboli nazionali e senza inno): ma la Smirnova aspettava la stretta di mano e, in attesa che la Kharlan procedesse, ha messo la sua destra sul petto.

Nulla è accaduto e allora è andata in scena la protesta, volutamente appariscente.

Non è finita: c’è chi ricorda che è stata proprio la Russia, all’interno del Comitato europeo della scherma, a chiedere il ritorno alla stretta di mano in occasione proprio del Mondiale.

I russi hanno allora “scommesso” su un episodio che una sorta di legge di Murphy ha poi fatto accadere? Chissà, ma l’ineffabile Fie, in un primo tempo e dopo quasi un’ora, aveva confermato il successo dell’ucraina.

In questo poco edificante scenario c’è anche da dire che Emmanuel Katsiadakis, greco, segretario generale della stessa Fie ma presidente facente funzioni al posto del sospeso Alisher Usmanov, non era rintracciabile durante le fasi convulse.

La decisione di trovare questo escamotage era stata anche e soprattutto sua: alla vigilia la Kharlan gli aveva spiegato il suo intento di tirare, ma aveva chiesto di essere aiutata proprio sulla questione del saluto. Diversamente, avrebbe rinunciato a scendere in pedana. “Ci penso io” l’aveva rassicurata Katsiadakis, che in effetti ha poi spiegato agli arbitri come comportarsi.



Ma i russi, inviperiti anche per le tante restrizioni alle quali sono sottoposte nel Mondiale, hanno tenuto duro e al tirare delle somme hanno dato scacco matto alla Federazione internazionale.

Se fosse stata confermata la vittoria della Kharlan sarebbe stato l’ultimo compromesso di una vicenda piena di aggiustamenti. Cominciamo proprio dalla scelta di Olga, l’unica ucraina che ha deciso di prendere parte alle prove individuali (le spadiste si erano invece ritirate dalle eliminatorie e mercoledì 26 lo spadista Reizlin, trovatosi nella stessa situazione di Olga, aveva rinunciato al match contro il russo Anhokin).

Sembra che il governo di Kiev, ancora prima del Mondiale, avesse idea di permettere ai suoi atleti la presenza nelle prove individuali, anche con russi iscritti. Ma non è stata fatta loro alcuna comunicazione ufficiale. E Olga nei giorni scorsi ha spiegato sia al ministro dello sport, l’ex sciabolatore e suo compagno in nazionale Vadym Huttsait, la volontà di partecipare. Huttsait, che si dice fosse favorevole, ne ha parlato con il premier Zelensky. Ma il nero su bianco non è mai arrivato, così gli atleti hanno di fatto dovuto decidere in autonomia. Olga ha scelto di esserci e si è presentata in pedana, sostenuta in tribuna da una claque di compagne di squadra che sventolava cartelli come «Ukraina forever» e “Olga, Olga”.

Lei era comunque tesa e lo si è capito quando la Smirnova, andata sotto 5-1, ha rimontato, andando addirittura in vantaggio (8-7) alla pausa di metà assalto. Ma poi la Kharlan, campionessa che ha vinto tutto, ha ripreso fiducia e ha fatto suo il match in scioltezza.

Quindi il rituale già citato e il caos: la Smirnova è rimasta in piedi per 20 minuti, poi le hanno portato una sedia e si è seduta. La sua protesta ha ricordato quella, a Rio 2016, della spadista coreana Shin A-Lam: occupò la pedana per oltre un’ora in protesta per il punto che le ha fatto perdere l’assalto contro la tedesca Heidemann. Nel frattempo la Fie ha dovuto riunirsi e decidere: con tempi dilatati – terreno fertile per gossip e ricostruzioni di ogni tipo – è arrivato il voltafaccia.

Sulla vicenda che ha segnato il terzo giorno delle finali di Milano 2023 e intervenuto pure Gigi Samele, il fidanzato di Olga (con lei condivide gli allenamenti a Bologna nella palestra della Virtus): “La sua è stata una scelta sofferta ma giusta ed è anche un parallelismo con la guerra: combattere per provare a vincere. E alla fine la vittoria arriva”. Purtroppo per Olga e per lui non è finita precisamente così.