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Montante

Caso Montante: sì al mega processo con imputati anche Schifani e Crocetta

Pubblicato il 12 Settembre 2022

Non sono serviti i no ribaditi in aula da accusa e difesa, alla fine il Presidente Francesco D’Arrigo ha deciso che il processo Montante bis e il processo ordinario dello stesso filone di inchiesta saranno riuniti in un unico procedimento che vedrà alla sbarra 30 imputati.

Nomi eccellenti, dal candidato alla Presidenza della Regione siciliana del centrodestra Renato Schifani all’ex Governatore siciliano Rosario Crocetta, oltre allo stesso ex potente Presidente degli industriali siciliani Antonello Montante.

La decisione è arrivata oggi, dopo una breve camera di consiglio nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta.

E già c’è chi lo chiama il ‘Maxiprocesso di Caltanissetta’ sul ‘Sistema Montante’ che vede sul banco degli imputati politici, imprenditori, forze dell’ordine, ma soprattutto lui, Montante, oggi assente. Una decisione arrivata nonostante il parere contrario di accusa e difesa dei due processi che temono un prolungamento dei tempi per le sentenze. Ma il Presidente del Tribunale Francesco D’Arrigo ha tirato dritto: “Vista la comunanza di fonti di prove e di lista dei testi, e in considerazione del fatto che si tratta di giudizi tra loro connessi in cui risulta contestato il reato di associazione a delinquere, la riunione non determina ritardo ma ne consente una più rapida esecuzione”, spiega il Presidente. Che ha fatto anche presente che la decisione scaturisce dalla constatazione che “la trattazione con tempistiche diverse da parte di diversi collegi che sono presieduti dal medesimo presidente determinerebbe incompatibilità, e che la ratio dell’istituto di riunione di processi è usata anche al fine di evitare l’incompatibilità”. Dunque, niente da fare. Stilato anche il calendario delle future udienze. La prossima udienza è fissata per il 26 settembre.

Nel processo bis sono alla sbarra, oltre all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice, direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata, colonnello dei carabinieri, e Diego Di Simone Perricone, ex capo della security di Confindustria. Mentre nell’ordinario, sono imputati l’ex Presidente del Senato Renato Schifani, oggi accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate.

Sotto processo anche l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il ”re dei supermercati” Massimo Romano, il tributarista Massimo Cuva, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il sindacalista Maurizio Bernava, gli imprenditori del settore sicurezza Andrea e Salvatore Calì, Rosetta Cangialosi, Carmela Giardina e Vincenzo Mistretta (tre dipendenti di Montante), il poliziotto Salvatore Graceffa; il dirigente di Confindustria Carlo La Rotonda; il maggiore della Guardia di Finanza Ettore Orfanello; il luogotenente Mario Sanfilippo e il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. La prossima udienza sarà il 26 settembre.

L’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi un vero e proprio sistema di potere, ideato e attuato “grazie a una ramificata rete di relazioni e complicità intessuta con vari personaggi inseriti ai vertici dei vari settori delle istituzioni”.

Inoltre sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l’accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e finalizzata a ricattare “nemici”, condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini a suo carico. Grazie ai suoi contatti e all’influenza che esercitava in alcuni ambienti istituzionali, l’imprenditore avrebbe creato una sorta di rete spionistica: in cambio di favori, esponenti delle forze dell’ordine gli avrebbero dato informazioni su inchieste a suo carico, dritte sui “nemici”, consentito di avere pile di dossier su personaggi influenti. Secondo gli inquirenti Montante sarebbe stato la testa di una sorta di “governo parallelo” in Sicilia, e avrebbe “diretto” la vita politica e amministrativa dell’isola, piazzando suoi uomini in posti strategici.

“E’ stato accertato con sufficiente chiarezza – aveva scritto la procura nissena nella richiesta di arresto – che Montante, oltre a promettere e a far ottenere occupazioni lavorative, si prodigasse per soddisfare aspettative di carriera o trasferimenti di sede”.

Nel processo abbreviato, lo scorso 8 luglio, la Corte d’appello di Caltanissetta dopo 8 ore di Camera di consiglio aveva condannato l’ex presidente di Sicindustria, Antonello Montante, a 8 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo al sistema informatico.

La corte d’appello di Caltanissetta presieduta da Andreina Occhipinti (a latere Giovanbattista Tona e Alessandra Giunta) aveva condannato a luglio anche i componenti del ”cerchio magico”: 5 anni per Diego Di Simone, l’ex ispettore della squadra mobile di Palermo diventato il capo della security di Confindustria. In primo grado aveva avuto 6 anni e 4 mesi. Un’altra condanna anche per Marco De Angelis, sostituto commissario della questura di Palermo: 3 anni e 3 mesi anni, mentre in primo grado ne aveva avuto 4. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di ‘spionaggio’ . Assolto invece il questore Andrea Grassi, che in primo grado aveva avuto 1 anno e 4 mesi. L’ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia, era stato ritenuto responsabile di una fuga di notizie, ma già la gup l’aveva assolto dall’accusa più pesante, non faceva parte della catena delle talpe di Montante. In estate era arrivata un’assoluzione piena. Assolto, infine, da due capi d’imputazione il generale Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta. Per un altro capo d’accusa, relativo all’assunzione della figlia, è scattata la prescrizione. Adesso si attendono le motivazioni della sentenza d’appello.

Ma oggi non sono mancati anche i colpi di scena.

Come l’intervento del pm Maurizio Bonaccorso, che rappresenta l’accusa nel processo ordinario. Il magistrato ha parlato di “spie” e il coinvolgimento dei Servizi segreti e dello Sco che avrebbero, appunto, “spiato” la Procura nel corso delle indagini, nella prima tranche dell’inchiesta, risalente a diversi anni fa. Ma cosa ha detto Bonaccorso? Replicando a un legale che lamentava un processo “spezzatino” perché divisi in diverse tranches, il pm ha spiegato: “Nell’ambito della prima tranche” dell’inchiesta sul ‘Sistema Montante’, “sono emersi elementi di una vicenda, altrettanto complessa, che è quella politica”. “E, siccome la Procura di Caltanissetta operava controcorrente, perché mentre indagava era spiata, accerchiata da apparati istituzionali, come lo Sco e l’Aisi, e qualche senatore della Repubblica, si è deciso di mettere quantomeno un punto su quello che poteva già essere definito”. Un’accusa ben precisa.

Bonaccorso ha anche ribadito il perché al suo no alla riunificazione dei due processi: “C’è la netta opposizione a riunire i due procedimenti che sono certamente connessi, è evidente”. Alla prossima udienza dovrebbe essere ascoltato l’imputato chiave, Antonello Montante.