Pubblicato il 22 Settembre 2023
Circa un anno fa nel seggio elettorale di Villasanta, provincia di Monza e Brianza, un votante aveva lasciato un messaggio inquietante sulla scheda elettorale: “Per le forze dell’ordine: ho ammazzato un uomo e sepolto cantiere area nord, date lui sepoltura cristiana, vi prego”. Gli scrutatori avvisarono subito le forze dell’ordine che fecero partire le indagini, per poi scoprire un’assurda verità.
Il ritrovamento della scheda e le indagini
Il ritrovamento della scheda misteriosa fu comunicato alla Procura che dispose ulteriori accertamenti sugli oltre 1.000 votanti del seggio. Per prima cosa fu selezionato un gruppo di persone che corrispondeva all’identikit dell’autore, cioè un maschio con un’età compresa tra i 30 e i 70 anni.
Dopo aver svolto un esame calligrafico sul messaggio, secondo gli inquirenti l’autore era tra gli ultimi 200 votanti, dal momento che l’urna non era stata capovolta e che la scheda misteriosa era tra le prime.
Le persone sospettate furono sottoposte ad un saggio grafico negli uffici della Questura di Monza e Brianza, mentre la Polizia Scientifica di Milano esaminò le impronte digitali sulla scheda.
Proprio le impronte digitali consentirono di risalire all’autore, un 31enne di Villasanta, che quando fu convocato in Questura confessò di essere stato lui a scrivere quel messaggio ma assicurando che non aveva ucciso nessuno.
Il terrore di essere scoperto
Ma perché il 31enne ha compiuto un atto così sconsiderato, autoaccusandosi di un omicidio che in realtà non aveva compiuto? Come riferito da una nota della questura, l’uomo stava vivendo un momento di forte rabbia e delusione verso la politica e scrisse quel finto messaggio per sollevare un polverone mediatico.
Il polverone mediatico lo ha sollevato davvero e così, quando si è iniziato a parlare della vicenda in tv e sui giornali, il 31enne ha confessato agli agenti che è andato nel panico e che non riusciva neanche a dormire la notte.
In ogni caso dopo il ritrovamento della scheda furono effettuate delle ricerche in un cantiere abbandonato, noto in città come ecomostro, che per due giorni si concentrarono in 3 zone che, per le caratteristiche morfologiche del terreno e della vegetazione, presentavano delle anomalie.
L’intervento fu coordinato e condotto dal geologo forense Dominic Salsarola del dipartimento Labanof dell’istituto di medicina legale dell’Università degli Studi di Milano con l’aiuto di una botanica, di archeologici e delle unità cinofile specializzate. Le ricerche però non trovarono nulla e così fu esclusa l’ipotesi che in quell’area fosse stato sepolto un cadavere.