Pubblicato il 1 Novembre 2022
Un incarico a Morgan, a capo di un dipartimento dedicato alla musica? Sembrerebbe proprio di sì, dato che al poliedrico musicista piace l’idea del neosottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che vede per Morgan un ruolo dirigente in un dipartimento dedicato alla musica. “Abbiamo una visione comune – ha raccontato Morgan al Corriere della Sera – con lui discuto del tema della cultura da più di vent’anni, e lui come me è convinto che la musica ha un ruolo determinante. C’era bisogno di una visione luminosa come la sua per mettere a frutto questo progetto in realtà molto semplice: promuovere una rinascita culturale attraverso tutto quel patrimonio non valorizzato che abbiamo e che invece va promosso”, prosegue l’artista.
“Il coraggio ci accomuna”: critiche a Letta e Franceschini
Morgan sostiene che è il coraggio ad accomunare lui, il critico d’arte e la premier Meloni e poi precisa: “La cultura è super partes, non va collocata politicamente”. Di contro, non perde l’occasione – il musicista – per una stoccata ad Enrico Letta: “Non mi avrebbe mai chiamato, ma questo perché la Sinistra non ha il briciolo di un’idea da dopo Bertinotti. La destra fa più cose di sinistra della sinistra, la sinistra ormai è tutta orientata al mercato”. Critiche anche per l’ex ministro Franceschini: “E’ stato spento, culturalmente, bisognava trovare il tasto “on”.
Sulla sua collocazione politica, il cantautore, però, sembra tenersi in bilico e non si sbilancia troppo: “Io non sono schierato, sono libertario che significa anarchico. Se mi lasciano libero di agire quello che sogniamo potrebbe realizzarsi, questa volta. Non faccio scelte per l’ideologia ma per un ideale di bellezza e voglio dire che io non sono un politico, ma un uomo di spettacolo che continuerà a fare spettacolo e non voglio neanche sentir parlare di conflitto di interessi perché la scena è per chi ci sa andare. Io non sto facendo politica, ma cultura”.
Si definisce “scienziato”
Più che un “tecnico”, Morgan si definisce “uno scienziato, un intellettuale”: “C’è bisogno di una riforma discografica, va presa in mano la situazione musicale, anche attraverso delle regole, sia che si parli di Sanremo come dei talent show”. E ne spiega il senso: “Anche la musica popolare ha bisogno di avere una dignità culturale, non può essere nelle grinfie della tv. Il Servizio pubblico dovrà cambiare, smettendo di trascurare intelligenze e abbassando di continuo il livello del messaggio”.