“Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”.
È il tragico appello di Fabio Ridolfi, 46enne di Fermignano, nel territorio di Pesaro Urbino.
Da 18 anni è immobilizzato a causa di una tetraparesi da rottura dell’arteria basilare.
Può muovere solo gli occhi e comunica attraverso un puntatore oculare.
“5 giorni prima di compiere 28 anni, nel 2004, una domenica sera a casa dai genitori, ha un malore improvviso – racconta l’Associazione Luca Coscioni, che lo assiste – Nulla di doloroso, ma è evidente che qualcosa non va: ambulanza, pronto soccorso, ospedale, esami. Un’emorragia di un’arteria nel cervello gli ha provocato una tetraparesi irreversibile. Riesce a muovere solo gli occhi. Già nell’ottobre del 2006 chiese pubblicamente di essere aiutato a morire, senza essere ascoltato dalle istituzioni”.
“Fino al 2020, quando scopre che adesso è diventato possibile, per le persone nelle sue condizioni, ottenere aiuto medico alla morte volontaria e porre fine alle proprie sofferenze – continua – Così chiede a suo fratello Andrea di avviare le pratiche burocratiche per poterne fare richiesta. Dopo più di un anno, può quindi rivolgersi all’Asur per ottenere le verifiche del suo caso e il parere del Comitato etico. Ora, fermo nella sua stanza, allettato 24 ore su 24, alimentato artificialmente e curato dai genitori, aspetta da oltre due mesi una risposta alla sua richiesta”.
Col supporto dell’associazione, Fabio si è rivolto all’Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale) Marche, che, dopo i precedenti giuridici creati dai casi di “Mario e Antonio”, ha attivato le verifiche previste dalla sentenza della Corte Costituzionale Cappato/dj Fabo.
Fabio è stato sottoposto a tutte le visite mediche del caso, ma dal 15 marzo, quando la relazione medica è stata inviata al Comitato Etico Regione Marche “ancora non è arrivato nessun parere, né sulle sue condizioni né sulle modalità per poter procedere con suicidio medicalmente assistito”, ribadisce l’Associazione Luca Coscioni.
E’ il terzo italiano a farne richiesta, dopo Mario e Antonio, nomi di fantasia di due tetraplegici, anche loro marchigiani.
Prima di fare questo passo, Fabio aveva valutato anche la possibilità di andare in Svizzera.
A differenza degli altri due, che hanno preferito l’anonimato, il 46enne ha reso noto il suo nome e il suo volto, diffondendo un video in cui lo si vede comporre il suo appello con il puntatore oculare.
E nel suo caso, a differenza di Mario e Antonio, che avevano ingaggiato battaglie legali a suon di diffide, non è stato necessario l’ordine di un giudice perché l’Asur si attivasse.
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