Pubblicato il 30 Novembre 2021
Non credono all’incidente i familiari del capomafia di Sciacca Salvatore Di Gangi, il boss 79enne, trovato morto in circostanze ancora da chiarire sui binari della ferrovia di Genova. I familiari hanno anche dato incarico ad un perito di parte che assisterà all’autopsia che è stata disposta dalla Procura della Repubblica.
Parla il figlio Alessandro e spiega i dubbi che ha la famiglia ha sulla morte del loro congiunto: “Mio padre – dice – non è stato investito da un treno come è stato detto, ma assai probabilmente è morto per un malore sopraggiunto per un deficit da insulina”. Alessandro Di Gangi sostiene di aver appreso dalla Polizia Ferroviaria che suo padre Salvatore non è stato investito dal treno merci perché il macchinista si sarebbe accorto del corpo sui binari e sarebbe riuscito ad arrestare la corsa del treno per poi lanciare l’allarme.
Ricordiamo che l’anziano boss era detenuto nel carcere di Asti ed era stato rimesso in libertà su disposizione della Corte d’Appello di Palermo, che aveva commutato la pena detentiva a 17 anni (ridotti dai giudici a 13 anni e 4 mesi) con gli arresti domiciliari, che avrebbe dovuto scontare a Sciacca.
Secondo i familiari proprio questa scarcerazione avrebbe modalità molto strane: “Nessuno ci ha avvertito, sostiene Alessandro Di Gangi, non è arrivata alcuna telefonata, non lo avremmo certamente abbandonato, anche perché mio padre era molto malato”.
Il figlio del boss sostiene che non sarebbero state seguite le procedure corrette per la scarcerazione e dichiara che suo padre Totò soffriva di diabete e che la famiglia pensa sia stata questa la vera causa della morte.
Immagine di repertorio