Pubblicato il 19 Febbraio 2024
La morte di Navalny è avvolta sempre più nel mistero e ha provocato un’ondata di sdegno e indignazione in tutta Europa e non solo. L’UE, senza mezzi termini, ha accusato Putin della morte misteriosa del suo oppositore e quasi tutti i paesi europei hanno espresso parole di cordoglio per Navalny e di condanna per la Russia.
Le parole di Ursula Von der Leyen
La Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha detto: “La notizia della morte di Alexei Navalny è orribile, ma dimostra anche che Putin più di ogni altra cosa teme il dissenso del suo popolo. Putin e i suoi amici temono più di ogni altra cosa che la gente si alzi, che parli e che combatta per la libertà e contro la corruzione come Alexei Navalny ha fatto. Il mondo ha perso un combattente della libertà. Onoreremo il suo nome e nel suo nome ci alzeremo per la democrazia e per i nostri valori. Il mio pensiero e le mie condoglianze vanno alla sua famiglia e ai suoi amici”.
A proposito di famiglia, la moglie Yulia Navalnaya ha usato parole durissime contro Putin e ha promesso che continuerà il lavoro del marito. Anche Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, ha definito il dissidente russo appena morto “un combattente il cui coraggio sarà tramandato attraverso le generazioni”, aggiungendo che “la Russia si è presa la sua libertà e la sua vita, ma non la sua dignità”.
La ferma condanna dei paesi europei
Non solo l’UE, anche gran parte dei paesi europei ha condannato la Russia per la morte di Navalny. “Alexei Navalny non è morto in prigione, è stato ucciso dalla brutalità del Cremlino e dal suo obiettivo di mettere a tacere l’opposizione ad ogni costo” – ha tuonato il presidente lituano Gitanas Nauseda.
Dello stesso tenore le parole del primo ministro estone Kaja Kallas, tra l’altro inserito nell’elenco dei ricercati dal Cremlino con l’accusa di revisionismo storico, che ha scritto: “La morte di Alexei Navalny è un altro oscuro promemoria del regime canaglia con cui abbiamo a che fare e del perché la Russia e tutti i responsabili devono essere chiamati a rispondere dei loro crimini”.
Molto dure anche le parole di Evika Silina, primo ministro lettore, che ha detto: “Il regime di Putin ha imprigionato e torturato a morte uno degli ultimi simboli della democrazia in Russia. Chiedo alla Russia di cessare la repressione dell’opposizione politica e di rilasciare tutti i prigionieri politici”. Parole di condanna sono arrivate anche dai capi di governo di Belgio, Paesi Bassi, Cechia, Francia, Germania, Spagna e Svezia.
La voce fuori dal coro dell’Ungheria
“L’Ue è pronta a valutare se sanzionare altre persone coinvolte in questo omicidio” – ha dichiarato un alto funzionario dell’UE. L’ipotesi di nuove funzioni alla Russia però non ha trovato d’accordo l’Ungheria, l’unica voce che stona fuori dal coro.
“L’Unione europea, affetta da psicosi bellica, intende solo obbedire a Washington, ai media liberal e alle Ong varando l’ennesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia certamente del tutto inutile, che serve solo come una soluzione di facciata” – queste le parole di Péter Szijjártó, ministro degli Esteri ungherese. Budapest ha sempre mostrato un atteggiamento ambiguo, infatti ha bloccato per ora l’approvazione del tredicesimo pacchetto di sanzioni UE ed è rimasta in silenzio dinanzi alla morte di Navalny.