Pubblicato il 12 Luglio 2022
Un gesto estremo e orribile pagato con il carcere e dopo il suicidio. Il protagonista è Davide Paitoni, 40 anni, rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano dallo scorso mese di gennaio dopo aver ucciso il figlioletto di 7 anni.
I fatti dello scorso gennaio
Davide Paitoni aveva ucciso il figlio lo scorso 1 gennaio e si trovava in carcere con l’ovvia accusa di omicidio. A dare la notizia del suicidio è stato il procuratore della Repubblica di Varese, Daniela Borgonovo. Il fattaccio avvenne nella case del padre di Paitoni a Morazzone, in provincia di Varese, nella notte di capodanno. Il 40enne era dentro la casa del padre perché stava scontando gli arresti domiciliari con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di un collega di lavoro. L’omicidio del bambino avvenne invece sgozzandolo e nascondendo in seguito il cadavere dentro a un armadio.
Le altre accuse e l’arringa difensiva del suo legale
Ma oltre a questi fatti per Paitoni c’è anche l’accusa, sempre di tentato omicidio, nei confronti della ex compagna, ma dopo questo non era mai stata richiesta la perizia psichiatrica. A richiederla quindi dopo la carcerazione sarebbe stato il suo legale, anche se secondo il giudice sia l’omicidio che la fuga non erano stati causati da un raptus di follia, ma erano stati calcolati e per questo motivo il 40enne venne ritenuto pericoloso. La perizia psichiatrica è stata richiesta dal legale per dimostrare che l’uomo soffriva di disturbi che lo avrebbero spinto a compiere il gesto. Lo stesso avvocato, Stefano Bruno, ha detto ad Ansa che ognuno deve fare i conti con la propria coscienza e inoltre nella giornata di domani il 40enne avrebbe dovuto partecipare al rito abbreviato per il tentato omicidio del suo collega, avvenuto ad Azzate, sempre nel Varesotto.