Le sofferenze del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone dello scorso 23 maggio, purtroppo non sono finite. Per lui, che solo pochi giorni fa è stato a Torino per togliere i gessi, ora sono iniziate le liti parentali per l’affidamento.
Liti che vedono contrapposti i due rami della sua famiglia, quello materno (israeliano) e quello paterno (italiano). Un ulteriore stress che ad un bambino di soli 5 anni, che da poco ha perso madre, padre, fratellino e nonni, forse poteva essere risparmiato.
Il piccolo attualmente si trova in Italia affidato alla zia paterna, Aya Biran.
“Eitan è stato sottratto da una famiglia che non lo conosceva, che in precedenza non era stata a lui vicina in alcun modo”: queste le affermazioni taglienti rilasciate ieri di Gali Peri, zia materna del piccolo Eitan.
Dichiarazioni rilasciate con tanto di conferenza stampa da Ronen Dlayahu, legale rappresentante del ramo israeliano della famiglia del piccolo. Secondo l’avvocato, Eitan è “trattenuto in ostaggio dalla zia alla quale è stato affidato tre mesi fa. Da allora hanno preso il controllo del suo corpo, della sua mente e della sua anima, proprio per tenerlo in Italia”.
La richiesta dei familiari israeliani è quella di adottare il bimbo e portarlo in Israele, anche perché, secondo l’avvocato “si teme che la zia paterna possa prendere possesso dei soldi spettanti al nipote”.
Dichiarazioni che pesano come macigni e che portano ulteriore stress, non necessario, al piccolo.
Anche la zia paterna Aya Biran Nirko ha scelto di affidare ai propri legali (Cristina Pagni, Massimo Sana e Armando Simbari) la risposta alle affermazioni giunte da Israele.
Gli avvocati si dicono “sbalorditi” per le affermazioni dei parenti materni del piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, parlando di “dichiarazioni surreali, decisamente inaspettate e fuori contesto”.
E riguardo all’affidamento di Eitan, i legali della zia paterna sottolineano: “La nomina della dottoressa Biran Nirko a tutrice di Eitan – è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti. La tutrice si confronta, per quando dovuto e necessario, con il giudice tutelare per il solo bene di Eitan. Non si comprende sinceramente il perché tanta acrimonia e falsità”.
Certo è che questa “faida” famigliare non fa che pesare ulteriormente sulla già terribile tragedia.
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