Pubblicato il 9 Aprile 2024
Ha un volto e un’identità la donna che ha ucciso il maresciallo Francesco Pastore e l’appuntato Francesco Ferrara, i carabinieri di 25 e 27 anni morti nell’auto si servizio sulla quale è piombata la Range Rover guidata dalla 31enne Nancy Liliano.
Ed emergono nuovi retroscena della tragedia che ha provocato pure il ferimento di un altro maresciallo dei carabinieri e di un 75enne alla guida di una Punto coinvolta.
La responsabile adesso è accusata di omicidio stradale, reato per il quale, beffarda coincidenza, è attualmente sotto processo, in primo grado, anche il padre per un altro incidente.
Il Suv su cui la donna di Campagna, centro in provincia di Salerno, dove, sulla statale 91, viaggiava in compagnia di una 18enne era stato sequestrato di recente perché privo di assicurazione. Dopo cinque giorni dal provvedimento, le era stato permesso, però, di riprenderne possesso a pieno, così come riferisce il Corriere della Sera.
Liliano è stata sotto processo in un’inchiesta su un traffico di droga tra la Calabria e la piana del Sele che condusse all’arresto di 15 persone nel giugno del 2019. Fra gli arrestati, oltre a Liliano, alcuni esponenti di spicco della famiglia Del Giorno, considerata dagli inquirenti vicina alla ‘ndrangheta per lo smercio degli stupefacenti. Suo zio, Luigi Del Giorno, era ritenuto uno tra i volti più conosciuti nelle operazioni.
Liliano decise di patteggiare la pena a tre anni ed era tornata in libertà nel 2020 dopo aver scontato la condanna agli arresti domiciliari.
Le accuse per lei furono di detenzione e spaccio di marijuana, amnesia e cocaina. La linea difensiva sosteneva che i due indagati avrebbero svolto solo un ruolo marginale e temporalmente circoscritto, senza legami di affiliazione con il gruppo malavitoso. La Corte confermò le tesi dell’accusa.
Difesa dall’avvocato Antonio Boffa, adesso si dovrà difendere, come detto, dall’accusa di omicidio stradale, visto che è pure risultata positiva all’assunzione di alcol e di cocaina prima di mettersi alla guida.