Pubblicato il 17 Ottobre 2023
Altri guai in vista per Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, già finiti nel mirino della giustizia nel dicembre del 2021 quando furono loro sequestrati beni per circa 80.000 euro derivanti da attività illecite.
Marito e moglie sono stati arrestati questa mattina nell’ambito di una vasta operazione anticamorra dei carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provincia di Napoli nel capoluogo partenopeo, che ha coinvolto 27 persone, tutte indiziate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri. Inoltre sono stati sequestrati anche beni immobili e mobili per un valore di circa 8 milioni di euro.
Le accuse a Tony Colombo e Tina Rispoli
Secondo le accuse Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, vedova del boss Marino ucciso su una spiaggia di Terracina, avrebbero fatto affari con il clan Di Lauro, in particolare finanziando la realizzazione di una fabbrica di sigarette, poi sequestrata dalle forze dell’ordine, dove veniva importato tabacco grezzo proveniente dall’estero per confezionare “bionde” di contrabbando da rivendere sul territorio nazionale o da esportare all’estero.
Inoltre la coppia avrebbe anche partecipato alla realizzazione del marchio di abbigliamento “Corleone” e di una bevanda energetica chiamata “9 mm”, due brand che come hanno spiegato le forze dell’ordine sono fortemente “evocativi e quasi ammiccanti al mondo della criminalità organizzata”.
La svolta “imprenditoriale” del clan Di Lauro
Le indagini hanno permesso di individuare una svolta “imprenditoriale” del clan Di Lauro, che tramite società fittizie intestate a terzi e anche loro sequestrate gestiva un palestra, diversi supermercati e una sala scommesse.
A queste attività apparentemente “lecite” si affiancava il contrabbando delle sigarette che prevedeva l’importazione di tabacchi provenienti dall’Europa Orientale, principalmente Ucraina e Bulgaria, poi rivenduti sul territorio italiano.