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Napoli, i figli di Partenope ‘giocano’ alla guerra: ma, davvero non si può fare niente come dicono?

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di Gennaro Giacobbe, direttore dayitalianews.com

Devo ancora mettere la moka sul fuoco che già mi comincio a intossicare e oggi, è pure domenica. Leggo che il Questore di Napoli, Maurizio Agricola, dice a Repubblica che “C’è un problema sociale e dobbiamo affrontarlo insieme”, dopo l’omicidio (l’ultimo in ordine di tempo) di Arcangelo Correra, ucciso per sbaglio da un colpo di pistola, esploso dal cugino.

I figli di Partenope giocano alla guerra

Solo per ricordare gli ultimi. Prima, erano stati uccisi, Giovambattista Cutolo, 24 anni, ammazzato a due passi da Piazza Plebiscito. Francesco Pio Maimone, 18 anni, gli hanno sparato a Mergellina.

A fine ottobre era morto il 15enne Emanuele Tufano, ucciso nel corso di una sparatoria tra adolescenti in pieno centro. Pochi giorni dopo, ancora di notte, tra l’1 ed il 2 novembre, in provincia, a San Sebastiano al Vesuvio, è scoppiata una lite per una scarpa pestata. Ancora armi, ancora spari e un altro ragazzo morto, Santo Romano, 19 anni: il giovane che ha confessato l’omicidio ne ha 17. E ora la morte di Arcangelo.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ammette che quello che fanno le istituzioni “Non è sufficiente” e parla della necessità di lavorare sull’educazione: le forze dell’ordine sono già molto attive, poi è importante la videosorveglianza, il controllo del territorio, ma soprattutto va fatta un’attività di sostegno forte negli ambienti dove crescono questi giovanissimi e questo ci deve spingere ulteriormente a lavorare sul lavoro, sull’inclusione sociale e sull’educazione”.

La ‘nervatura‘ mi sale – ma sarà per il secondo caffè – quando, il Questore spiega: “Tutto è migliorabile e lavoreremo con la prefettura su come rendere più efficaci prevenzione e repressione, anche se su questo punto vorrei non sfuggisse la capacità di risposta delle forze dell’ordine: gran parte dei delitti compiuti sono stati risolti rapidamente, segno che la conoscenza del territorio è profonda da parte degli investigatori. Ma da soli non possiamo farcela, occorre un’azione multidisciplinare”.

Si, signor Questore ma, l’azione deve essere preventiva, soprattutto, non crede?

Ma dico io, se è da almeno tre anni che i ragazzi di Napoli hanno abbandonato il pallone e preso le pistole: come mai lui, il Prefetto, il Ministro dell’Interno, sindaco, Presidente della Regione non hanno visto quello che chiunque vede frequentando i social?

“Crocifisso d’oro e pistola dint’a sacchetta”, i social sono pieni di questi profili, di questo modello di giovane partenopeo che inneggia ai valori della mentalità camorristica.

Dov’erano loro quando questi ragazzi, abbandonata la scuola troppo presto, nelle famiglie disastrate o peggio camorristiche, si sono costruiti un’identità distruttiva coltivata e ingigantita sui social?

“Noi non ci tiriamo indietro, ma senza un’azione sinergica che veda in campo anche scuola, famiglia e istituzioni tutte, non ce la si fa – aggiunge il Questore -. C’è un problema sociale e dobbiamo affrontarlo insieme. Occorre seminare la cultura della legalità tra i bambini, lavorare nel sociale e affermare anche il valore dello sport che è un volano di inclusione. Io penso che dove c’è il bello, questo diventa sempre più attrattivo del male”. “Purtroppo – ha sottolineato ancora – è facile trovare armi anche nel dark web, come ha spiegato di recente il Procuratore, Nicola Gratteri”. “Se si gira armati, se si spara per un nonnulla, è evidente che è radicata una mentalità camorristica e una metodologia di azione criminale camorristica”, ha poi chiarito.

Parole sante, signor Questore ma, io mi chiedo: possibile che non si può fare nulla?

  1. E’ possibile che non si può chiedere a Meta Italia e compagnia bella (che, attenzione, oscura i post dei giornalisti veri!) di chiudere i profili social che inneggiano ai valori camorristici?
  2. E’ possibile che non si possono vietare sistematicamente i concerti dei cantanti che inneggiano ai valori camorristici?
  3. E’ possibile che non si può fare nulla per fermare il commercio di armi sul dark web? E’ davvero impossibile intercettare chi esce da casa e gira armato?
  4. E’ possibile rendere la pena certa, certissima, fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno della condanna? La madre di Giovanbattista Cutolo, Giogiò, è sconvolta all’idea che l’assassino di suo figlio possa essere liberato dopo solo 14 anni di carcere.

L’appello di Geolier va incoraggiato

Dico io, e finisco, ma è impossibile coinvolgere personaggi della musica e influencer in un progetto di comunicazione, che convinca questi ragazzi a ‘posare le pistole’. E, questo, è un altro problemone, perché alcuni “artisti”, dovranno farsi un bell’esame di coscienza per quello che scrivono nelle canzoni, per l’esaltazione delle armi, della violenza. Per non parlare delle rappresentazioni di Napoli in alcune fiction, come giustamente, va dicendo da tempo, Gennaro Panzuto. Altrimenti saranno responsabili morali di questa guerra.

Questi, sono colpi di pistola al cuore del turismo: è il momento di schierarsi apertamente

E scordiamoci, pure, la città invasa dai visitatori, perché questi, sono colpi di pistola al cuore del turismo. Ed è questo il momento di schierarsi per non tornare indietro; come hanno fatto le 300 persone che sono scese in piazza per la manifestazione ‘Liberiamo Napoli dalle violenze’, organizzata da Libera e dalla diocesi. Come fa il deputato Francesco Emilio Borrelli, con le sue continue denunce, che ha creato il gruppo facebook “Una nuova Napoli con Francesco Emilio Borrelli” nato per offrire – come c’è scritto nella presentazione – ‘uno spazio di condivisione e discussione. Una comunità di persone che ha voglia di impegnarsi attivamente per sradicare la cultura dell’inciviltà e della prepotenza dalla città di Napoli’.

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Redazione Nazionale

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