L’omicidio dell’operaio che 23 anni a Napoli fu ucciso per un tragico scambio di persona, risale al 30 luglio del 2000. Quel giorno Giulio uscì di casa senza più farvi ritorno. Poi la svolta nell’inchiesta grazie ai pentiti.
Per un fatale scambio di persona, quattro persone vestite da poliziotti prelevano con l’inganno Giulio Ciaccio per ucciderlo, ma il loro obiettivo era un certo “Salvatore”. “Non mi chiamo Salvatore, sono un operaio, i miei genitori lavorano, siamo persone oneste…”, avrebbe detto Giulio ai killer prima di morire.
Alla vigilia dell’udienza preliminare, Salvatore Cammarota e Carlo Nappi, i due presunti killer, hanno fatto pervenire l’offerta, o meglio “il massimo sforzo economico” al quale possono fare ricorso per mettere fine al processo. Nappi ha offerto 30 mila euro, Cammarota 30mila euro e due immobili (un appartamento e un box per auto) del valore stimato in 120 mila euro.
I genitori di Giulio Giaccio non vogliono soldi “confidano esclusivamente nelle determinazioni dell’autorità giudiziaria”. Per questo motivo, l’offerta ”non può trovare accoglimento”, fa sapere l’avvocato della famiglia ribadendo che i genitori vogliono solo che giustizia venga fatta.
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