Grazie a questo grande passo in avanti, i due vincitori hanno contribuito a sviluppare, “con una rapidità senza precedenti, un vaccino diretto contro una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni”.
L’ungherese Katalin Karikó, 68 anni, è la 13/a donna a ricevere il Nobel per la Medicina, il più importante dei numerosi riconoscimenti scientifici che ha finora ricevuto insieme al collega americano Drew Weissman.
Insieme, nel 2021, si erano aggiudicati per esempio uno dei premi Breakthrough, noti come gli Oscar della scienza, per la stessa motivazione che oggi è stata annunciata dalla Fondazione Nobel.
Prima della tecnologia dell’Rna messaggero che ha reso possibile il vaccino anti Covid-19, nel 1951 era stato premiato nel 1951 Max Theiler per avere messo a punto il vaccino contro la febbre gialla. Dei 113 Nobel per la Medicina assegnati a partire dal 1901, sono stati inoltre sette quelli relativi a scoperte relative al funzionamento del sistema immunitario.
Nata nel 1955 in Ungheria, a Szolnok, ha completato gli studi di dottorato nell’Università di Szeged e nella stessa città ha proseguito gli studi fino al 1985, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, presso la Temple University di Philadelphia e poi nella University oh Health Science a Bethesda. Nel 1989 aveva lavorato all’Università della Pennsylvania, dove è rimasta fino al 2013. Quindi il passaggio al privato, come vicepresidente dell’azienda BioNTech Rna Pharmaceuticals. Dal 2021 ha una cattedra nell’Università di Szeged, dove aveva studiato, e una presso la Perelman School of Medicine dell’ Università della Pennsylvania.
Weissman, 64 anni, è nato nel 1959 negli Stati Uniti, a Lexington (Massachusetts). Dopo il dottorato all’Università di Boston, nel 1987, ha lavorato nel Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School e poi nei National Institutes of Health. Dal 1997 Weissman lavora Perelman School of Medicine nell’Università della Pennsylvania.
Negli ultimi 60 anni l’attesa tra la scoperta ed il riconoscimento del Premio Nobel è raddoppiata, con la metà dei vincitori che ormai deve pazientare per più di 20 anni: i più sfortunati sono coloro che ricevono il premio per la Chimica, con un tempo di attesa medio che è arrivato a 30 anni, mentre per la Medicina la media è di ‘soli’ 26 anni.
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