Pubblicato il 21 Novembre 2024
Dopo giorni di frizioni, contrasti e accuse reciproche tra i principali gruppi politici del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen è riuscita a far approvare la sua Commissione 2.0. L’impasse tra popolari, socialisti e liberali si è sciolta, culminando in un accordo che blinda i vicepresidenti esecutivi Raffaele Fitto e Teresa Ribera. Un compromesso delicato che sottolinea l’instabilità del patto europeista.
Fitto e Ribera al centro delle polemiche
La nomina di Raffaele Fitto, considerata una vittoria dall’Italia, ha suscitato soddisfazione nel governo. La premier Giorgia Meloni ha celebrato il risultato come un grande successo nazionale, mentre il vicepremier Antonio Tajani ha evidenziato l’importanza del contributo italiano nella governance europea. Tuttavia l’accordo non è stato privo di dissensi: socialisti e liberali si sono detti contrari alla nomina, chiedendo che Fitto agisca in modo indipendente dal governo italiano.
Parallelamente, Teresa Ribera ha affrontano pesanti accuse di malagestione in Spagna, soprattutto dopo il disastro di Valencia finita letteralmente sott’acqua in seguito alla devastante alluvione. Pur difendendo con fermezza la sua posizione, la Ribera ha accettato una clausola che prevede le sue dimissioni in caso di formali accuse giudiziarie, una condizione voluta dal Partito Popolare Europeo (Ppe).
Un’intesa sofferta tra compromessi e riserve
La fumata bianca è arrivata alle 22:50, dopo un lungo negoziato tra i coordinatori dei gruppi politici Ppe, S&D e Renew. L’accordo, strutturato in nove punti, mira ad evitare un collasso politico europeo, soprattutto in vista dei possibili cambiamenti geopolitici legali al ritorno di Donald Trump, che ha promesso di porre fine alle guerre in atto, senza specificare a che prezzo. Tuttavia i Verdi hanno deciso di non appoggiare la maggioranza, sottolineando l’instabilità della coalizione.
Le tensioni con i conservatori e l’Ecr
Molto critici anche i socialisti, che hanno espresso riserve sulla nomina di Fitto, mentre i conservatori di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini e Carlo Fidenza, hanno definito “storico” l’evento e hanno chiesto al PD di prendere le distanze dalla posizione socialista. Intanto alcuni membri dell’Ecr potrebbero concedere il loro appoggio, lasciando libertà di voto alle rispettive delegazioni.
Un’Europa in bilico tra stabilità e divergenze
Il programma della nuova Commissione non prevede cambiamenti nei dossier di Fitto e Ribera, ma depotenzierà il commissario ungherese Oliver Varhelyi, vicino a Viktor Orban. Saranno invece ampliate le deleghe della socialista Roxana Minzatu, con particolare attenzione ai diritti sociali e al lavoro di qualità.
Nonostante l’accordo raggiunto, le tensioni all’interno della maggioranza europea restano evidenti. Il 27 novembre, con il voto palese del Parlamento europeo, sarà ufficialmente inaugurata la nuova Commissione, ma le frizioni politiche sembrano destinate a proseguire.