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poste italiane

Non garantisce la sicurezza dei dati: Poste deve risarcire cliente pontino truffato

Un associato di Confcommercio Latina, è stato contattato telefonicamente da un sedicente operatore di Poste con la scusa di dover gestire l’invio e l’attivazione della una nuova tessera bancomat

Pubblicato il 21 Marzo 2023

Ha raggiunto anche la provincia di Latina la truffa finanziaria digitale partita da Napoli. Vittima un pontino che, però, con l’aiuto di Confconsumatori, è riuscito a ottenere il rimborso di 8.745 euro, che gli erano stati sottratti attraverso prelievi fraudolenti.

La persona è rimasta vittima di spoofing e, allo stesso tempo, di furto del bancomat ma l’Abf – Collegio di Napoli – ha riconosciuto all’intermediario (quindi a Poste) parte della responsabilità per non avere gestito in modo sicuro la spedizione del nuovo bancomat, attraverso cui i malviventi hanno potuto compiere le operazioni.

Lo spoofing è una tipologia di truffa ormai nota e molto diffusa attraverso cui i malviventi riescono a insinuarsi, con telefonate o messaggi fraudolenti, all’interno delle conversazioni autentiche scambiate con il proprio intermediario. Gli sms e le chiamate (in questo caso si parla di Voice Spoofing) risultano così provenienti da numeri apparentemente riconducibili alla Banca o, in questo caso, a Poste. È ciò che è accaduto anche a un associato di Confcommercio Latina, che era stato contattato telefonicamente da un sedicente operatore di Poste con la scusa di dover gestire l’invio e l’attivazione della una nuova tessera bancomat (la sua era a tutti gli effetti in scadenza). Nel corso della conversazione, il cittadino aveva inoltre ricevuto un sms apparentemente autentico – inserito tra i messaggi genuini ricevuti da Poste – che riportava il codice PIN della nuova carta; un altro SMS, più tardi, chiedeva conferma dell’operazione mediante la compilazione di un apposito modulo contenuto in un link presente nel messaggio. Dopo avere eseguito quanto richiesto e in assenza di qualsiasi alert di Poste Italiane relativo ai prelievi fraudolenti, il cliente, ignaro di tutto, si è potuto accorgere della truffa solo nel momento in cui gli è stato negato un piccolo pagamento attraverso il proprio bancomat: chiamando il servizio clienti di Poste, ha scoperto che i malviventi gli avevano portato via 17.490 euro.

Il cliente ha evidenziato, davanti all’Abf, i due profili di responsabilità di Poste: da un lato, l’intermediario finanziario non ha garantito la sicurezza prevista per legge, dall’altro, in qualità di gestore del servizio postale, non ha saputo gestire adeguatamente la spedizione del bancomat, che infatti era stato realmente spedito e in seguito intercettato dai truffatori (episodi simili si sono verificati, di recente, anche a Grosseto e a Padova).

La pronuncia ha infine riconosciuto la responsabilità di Poste nella gestione della consegna della tessera bancomat: in particolare, l’Abf ha sottolineato le criticità collegate alla scelta del metodo di spedizione dello strumento di pagamento, spesso non è adeguato agli standard di sicurezza richiesti. Purtroppo il Collegio ha ritenuto che il cliente avesse incautamente comunicato il PIN a terzi, contribuendo in questo modo a determinare il danno.