Lei è una infermiera beneventana di 47 anni.
I suoi 172 chili sono diventati un problema serissimo quando ha scoperto di avere il tumore diventato grosso di 20 centimetri e del peso di un chilo e mezzo. Diagnosi a cui si è aggiunta l’obesità severa, una sindrome metabolica, una pregressa trombosi venosa profonda e una embolia polmonare bilaterale massiva.
Per operarla il team del Pascale ha dovuto fare ricorso a speciali sistemi di supporto e di lavoro, contando soprattutto su una perfetta sinergia tra i chirurghi, l’equipe anestesiologica, il personale della sala operatoria.
Il rischio più serio era proprio quello anestesiologico. C’è voluta quasi un’ora per posizionare la donna sul letto operatorio, letto ovviamente non conforme al suo peso e che ha necessitato quindi di supporti speciali.
Alla paziente è stata asportato un utero di 20 centimetri e del peso di oltre un chilo, oltre alle ovaie, intervento ritenuto dalle altre strutture, a cui la donna si era rivolta, non fattibile per l’habitus e le sue altre copatologie e che avevano proposto come unica terapia la Radio, cura che avrebbe tenuto sotto controllo il tumore, ma non debellato.
“Siamo innanzitutto felici – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – che la paziente abbia potuto risolvere il suo problema di salute, e di aver potuto contribuire a questo, come Istituto e come equipe. Per il team di Vito Chiantera e, ovviamente, per il Pascale si tratta di un ulteriore successo. Grazie a questa squadra di professionisti nelle competenze specialistiche e nelle sensibilità umane”.
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