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Omicidio a Boscotrecase, dietro si cela una torbida storia di usura. L’assassino rivela: “Mi estorceva denaro da anni”

L’imprenditore reo confesso rivela agli inquirenti che ha sparato perché preso dal panico.

Pubblicato il 4 Marzo 2022

Dietro l’omicidio di Gaetano Ariosto, il 48enne di San Giovanni a Teduccio ucciso ieri pomeriggio a Boscotrecase, in provincia di Napoli, ci sarebbe una vicenda di usura. Una storia di disperazione, dunque, che avrebbe spinto il titolare di una impresa edile ad armarsi e a fare fuoco per difendersi perché credeva di essere aggredito. Questo è il racconto del presunto responsabile, Antonio Papa, che dopo l’omicidio si è costituito presso la caserma dei carabinieri di Torre Annunziata.

Le dinamiche dell’omicidio

L’omicidio è avvenuto intorno alle 15:30 di ieri, giovedì 3 marzo. Il corpo di Ariosto è stato rinvenuto in un supermercato in ristrutturazione di via Rio. I carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata e il magistrato di turno sono subito arrivati sul posto ed hanno constatato che il 48enne era stato ucciso con un solo colpo di pistola, modalità anomala per un omicidio di camorra.
L’uomo era ritenuto legato al clan Mazzarella-D’Amico operante a San Giorgio a Cremano.

Antonio Papa si costituisce

Antonio Papa si è presentato presso la caserma di Torre Annunziata confessando l’omicidio. Il 43enne ha raccontato di aver ucciso Ariosto durante un litigio, che sarebbe nato da una richiesta di denaro. L’omicida ha anche detto di avere chiesto un prestito alla vittima alcuni anni fa, e di essere finito da allora nel vortice dell’usura, che lo ha portato a subire continue richieste di denaro.

Sempre per quel motivo gli aveva dato appuntamento nel supermercato in ristrutturazione per chiedere altro tempo. Ariosto lo avrebbe minacciato e a quel punto Papa avrebbe tirato fuori la pistola e, per difendersi da un’eventuale aggressione, avrebbe esploso il colpo che poi si è rivelato fatale. Gli inquirenti stanno effettuando accertamenti sulla versione dell’imprenditore che è in carcere, in attesa della convalida del fermo.