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Omicidio dei fratelli Marrandino, il killer ha puntato la pistola anche contro i carabinieri

Pubblicato il 17 Giugno 2024

Iniziano a delinearsi i contorni dello scioccante omicidio sulla strada statale 7bis di due fratelli, Marco e Claudio Marrandino, rispettivamente di 39 e 29 anni, una vera e propria sentenza che non ha lasciato loro scampo lo scorso sabato 15 giugno.

Il presunto killer, un operaio di 53 anni fermato poco dopo, avrebbe aperto il fuoco proprio davanti ad una pattuglia dei carabinieri, intervenuti poiché convinti che fosse in corso una lite per motivi di viabilità.

La dinamica dell’omicidio

Una pattuglia dei carabinieri di Marcianise, transitando in via Astragata ad Orta di Artella, ha notato all’altezza dello svincolo dell’Asse Mediano due auto ferme in mezzo alla strada e 3 uomini che stavano discutendo. I militari si stavano avvicinando per capire cosa stesse succedendo, ma in quel momento l’operaio avrebbe estratto la pistola e freddato i due fratelli che non hanno avuto scampo. L’uomo avrebbe poi rivolto la pistola anche contro i militari, uno dei quali ha reagito sparando ma senza colpirlo.

L’operaio rintracciato in ospedale

L’operaio sarebbe poi salito a bordo della sua auto per darsi alla fuga, riuscendo a far perdere le sue tracce dopo un inseguimento e proseguendo la fuga a piedi nelle campagne di Cancello Arnone.

Per costruirsi un alibi, il 53enne avrebbe simulato prima una rapina e poi un malore, in seguito al quale si è poi recato in ospedale dove è stato rintracciato dagli stessi carabinieri che hanno assistito all’omicidio, coordinati dalla Procura di Napoli Nord. L’uomo, fermato e portato in caserma, ha negato ogni coinvolgimento ed è stato poi trasferito al carcere di Santa Maria Capua a Vetere.

I precedenti dell’uomo

Dopo il fermo i carabinieri hanno effettuato una perquisizione in casa del 53enne, rinvenendo diverse armi come un fucile a canne mozze modificato e con matricola abrasa e una pistola con matricola abrasa e detenuta illegalmente. Tra l’altro l’uomo era già destinatario di un provvedimento di divieto di detenzione di armi, con tanto di revoca del porto d’armi, quindi quelle ritrovate erano possedute illegalmente.

Escluso al momento l’agguato di camorra, al quale si era pensato inizialmente considerate le modalità dell’assassinio, anche perché i due fratelli erano estranei agli ambienti dei clan. Marco era un avvocato, mentre Claudio era un imprenditore edile: erano di buona famiglia ed erano molto noti nella zona. Alle basi del duplice omicidio forse affari legati all’attività di Claudio Marrandino, ma si vocifera anche di una questione legata all’eredità dell’operaio 53enne.