Sono passati ormai più di dieci giorni dall’omicidio di Lecce. Un caso crudo, inquietante, terribile, di quelli che difficilmente smetteranno di far parlare di sé, anche quando tutti i nodi saranno stati sciolti. Da circa tre giorni, ormai, si è sciolto quello più importante: dare un volto al carnefice, al killer, a colui che ha messo in piedi un vero e proprio piano da mente diabolica raffinata senza che si sia ancora capito il vero motivo. E sul protagonista dell’omicidio di Lecce, l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, da circa 76 ore, va ormai in scena il classico teatrino per cercarne di carpirne movente, significato e profilo psicologico. Una cosa da stamattina intanto è certa: Antonio De Marco, il 21enne di Casarano che ha brutalmente spezzato la vita ad una giovane coppia di innamorati, resta in carcere. Il gip ha infatti convalidato il fermo e disposta la custodia cautelare. Lo studente di scienze infermieristiche è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà. Questa mattina è stato nuovamente interrogato dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini e dai suoi avvocati. Un interrogatorio durato circa due ore, in cui il killer dell’omicidio di Lecce ha risposto alle domande degli inquirenti fornendo la propria ricostruzione dei fatti su quanto accaduto la sera del 21 settembre scorso. “Era molto provato e ancora scosso per l’accaduto ma il nostro assistito ha risposto a tutte le domande fornendo la propria ricostruzione ma sul contenuto e sul movente non possiamo fornire dettagli – le parole dei legali Giovanni Bellisario e Andrea Starace all’uscita del carcere di Borgo San Nicola -. “La perizia psichiatrica è un’ipotesi che stiamo valutando”.
Quel che resta, quindi, a tutti quelli che volevano bene, amavano Daniele ed Eleonora è solo tanta tristezza, rabbia, dolore. Un’angoscia ed una disperazione talmente tanto enormi che nessuna forma di vendetta o rivendicazione verso Antonio potrà mai spazzare via. Certo è che, sarebbe un’ulteriore beffa se, con il tempo, al protagonista dell’orribile omicidio di Lecce venisse anche riconosciuta una forma di semi infermità mentale. Ma tant’è, è ancora troppo presto per parlarne. I legali Bellisario e Starace, nel descrivere l’interrogatorio di questa mattina, hanno poi aggiunto che Antonio De Marco non ricorda nulla riguardo al piano omicida, riportato sui cinque bigliettini e che, nonostante lo stordimento generale, ha avuto un atteggiamento collaborativo con gli organi inquirenti. Gli avvocati hanno poi aggiunto che lui tiene a chiarire che non c’è alcun movente sentimentale alla base della sua azione. Il killer insomma avrebbe agito spinto da una forte rabbia, covata nel tempo, ma sembra di aver anche escluso di avere subito torti da Eleonora e Daniele durante la convivenza nell’appartamento. Poi si torna su quella che al momento sembra essere l’unica vera parvenza di un movente, ma anche qui i legali sottolineano che Antonio, pur provando una sorta di invidia di fronte ad una coppia così felice, non ha trovato in questo un fattore scatenante che lo ha spinto ad ammazzarli barbaramente. Nell’omicidio di Lecce, infine, resta una verità inquietante e scabrosa che i due avvocati estrapolano dal contesto e da quanto si è letto e scritto in questi giorni: era un ragazzo solo ed ha trovato un facile bersaglio su cui sfogare le proprie frustrazioni. Ha ammesso di avere sbagliato a non chiedere aiuto per curare la propria patologia.
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