Mentre altri casi sono in attesa dei vari gradi di giudizio per arrivare alla propria conclusione, quello dell’omicidio di un pastore albanese, di soli 23 anni, avvenuta otto anni fa, ha avuto oggi la sua sentenza definitiva. Giuseppe Roi, 40enne di Copertino, imputato con l’accusa di omicidio volontario, con dolo eventuale, per aver sparato per gioco a Qamil Hyrai, di nazionalità albanese, ma suo dipendente con menzione di pastore. Un colpo partito per gioco, sì, come era solito fare Roi, ma arrivato in testa al 23enne che perse la vita. L’episodio, avvenuto il 6 aprile 2014, aveva visto chiedere una condanna di 25 anni da parte della pm. Carmen Ruggero, ma la Corte d’Assise ha deciso che non fossero sufficienti.
Nella tarda mattinata di oggi, infatti, è arrivata la condanna a 30 anni per l’omicidio di un pastore. Secondo l’accusa, infatti, l’imputato sparò con una calibro 22 mentre faceva il tiro al bersaglio contro un frigorifero abbandonato nei pressi di una casa di campagna, dove il 23enne aveva portato il gregge. Le motivazioni saranno depositate entro 60 giorni. La Corte, presieduta da Piero Baffa, ha riconosciuto provvisionali ai familiari del 23enne che si sono costituiti parte civile. A nulla dunque è valsa la tesi della difesa, rappresentata dall’avvocata Francesca Conte, che forte della consulenza redatta dall’ex generale del Ris di Parma Luciano Garofano, aveva chiesto l’assoluzione.
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