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omicidio di via Montello

omicidio di via Montello

Omicidio di Via Montello, la confessione del killer: “Erano troppo felici ed io ero invidioso di loro”

Pubblicato il 29 Settembre 2020

Cominciano ad arrivare le prime conferme e certezze sull’omicidio di Via Montello, il terribile assassinio di lunedì 21 settembre che ha tolto la vita ad una giovane coppia felice e ha sconvolto, non solo il Salento, ma tutto il Paese intero. Da ieri sera si ha la certezza sull’autore del gesto, catturato e poi messo sotto torchio, ma da questa mattina si ha anche la sua confessione. Un omicidio terribile, premeditato, una vendetta in pieno stile thriller che mette tanta angoscia, rabbia ed inquietudine. Ora, resta da capire soltanto il movente che non si estrapola chiaramente dalle dichiarazioni dell’assassino.“Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”. Sarebbero state queste le parole con le quali Antonio De Marco ha confessato l’assassinio di Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, sarebbe stato questo il vaso di Pandora dell’omicidio di Via Montello. Ci sarebbe il movente della coabitazione, quindi, e sembra escluso per adesso quello passionale o personale. Questo almeno è quello che emerge dalle parole dello studente di Scienze infermieristiche di 21 anni, di Casarano, fermato ieri sera nel corso delle indagini sul duplice omicidio di via Montello a Lecce. La loro felicità, quindi, come goccia che fa traboccare un vaso ancora non del tutto vuoto e su cui si dovrà fare maggiormente chiarezza. Un particolare questo che anche il comandante dei carabinieri di Lecce, Paolo Dembech aveva sottolineato questa mattina nel corso della conferenza stampa per fare il punto sull’inchiesta, escludendo il movente passionale ed anche qualche lite che sarebbe potuta scoppiare durante i mesi della convivenza tra l’assassino e i due fidanzati, dal momento che pare “non si siano verificati dissidi”.

Omicidio di Via Montello, il post su Facebook e i retroscena

Secondo i risvolti svelati dai Carabinieri questa mattina in conferenza, relative alle indagini sull’omicidio di Via Montello, lo studente aveva preso in affitto una stanza nell’appartamento dell’arbitro e per brevi periodi aveva convissuto con la coppia. Questo conferma la sua conoscenza con la coppia poi assassinata, ma c’è anche la conferma sul fatto che Daniele De Santis, proprietario dell’appartamento, aveva chiesto al 21enne di liberare la stanza, probabilmente perché era intenzionato di far diventare quell’appartamento il nido d’amore per lui e la sua amata Eleonora. Antonio, così, da fine agosto si era trasferito in un’altra casa, sempre a Lecce e, da allora, secondo gli inquirenti, avrebbe cominciato a premeditare l’omicidio nei minimi dettagli, malgrado il trasferimento non avesse provocato alcun dissidio con Daniele e la compagna. Antonio aveva, però, una copia delle chiavi di casa, come ha spiegato il comandante dei carabinieri Dembech. Nel progettare l’assassinio si era anche dato delle regole per non essere scoperto, scritte a mano nei famosi 5 foglietti persi durante la fuga, una sorta di programma scandito nel tempo dell’omicidio. Ad eccezione di un unico inquietante particolare: un post condiviso dal ragazzo su Facebook lo scorso 3 luglio in cui si leggeva: “Un piatto da servire freddo… È vero che la vendetta non risolve il problema ma per pochi istanti ti senti soddisfatto”. Il resto poi, purtroppo, è storia di un omicidio, l’omicidio di Via Montello che ha scosso tutta l’Italia. Arrivato in cucina, le prime coltellate contro Daniele con un pugnale da caccia, acquistato pochi giorni prima del delitto e di cui il 21enne si è disfatto poco dopo gettandolo nell’immondizia, poi le stringhe stringitubo trovate sulla scena del crimine che dovevano servire forse a immobilizzare i due giovani e poi a torturarli, ma il piano non ha avuto luogo perché le vittime hanno reagito, chiedendogli più volte di fermarsi, cosa che il killer non ha fatto, così come dicono gli inquirenti: “non mostrando alcuna pietà”. Poi la fuga cercando di non lasciare traccia, il piano che proseguiva e la vita di ogni giorno che scorreva così, tra lavoro e abitudini normale, come se nulla fosse successo, come se l’omicidio di Via Montello e i suoi due amici/nemici non fossero lì a scuotergli la coscienza e a chiedere e pretendere un minimo di rimorso.