Pubblicato il 5 Novembre 2021
Non si può ancora scrivere la parola fine alla triste vicenda di Roberto Mottura, ucciso lo scorso 9 giugno nella sua villetta di Piossasco, nel Torinese. A cavallo tra settembre e ottobre, le indagini dei carabinieri avevano portato ad arrestare 3 soggetti: Emirjon Marjini, 29enne domiciliato a Torino, che sarebbe il basista della banda, Mergim Lazri, 24 anni, residente in frazione Sant’Andrea dei Laghi di Santa Maria Capua Vetere, e Flaogert Syla, 26enne di Valle di Maddaloni.
Ora però ci sono nuovi sviluppi sulla figura di Flaogert Syla (in realtà il suo nome è Gery), che, pur restando nel registro degli indagati sarà scarcerato oggi dal penitenziario di Poggio Reale, in cui era detenuto oramai da un mese.
Le nuove prove
Gery non c’entra con l’omicidio di Roberto Mottura. Lui quella notte si trovava molto distante da Piossasco. Era ad una festa con i suoi parenti e la sua compagna. A provarlo ci sono le foto (principalmente selfie) scattate durante la serata da quest’ultima e presentate agli inquirenti come prova della sua innocenza.
Il conseguente sequestro del telefonino ha permesso di verificare l’autenticità delle foto. I dati contententi geolocalizzazione e data degli scatti non lasciano dubbi: Gery quella tragica notte si trovava effettivamente da un’altra parte.
Se le foto smontano una parte del quadro ricostruito dagli inquirenti, dall’altro non intacca per nulla il presunto ruolo nella vicenda degli altri 2 arrestati, soprattutto quello di Emirjon Margjini, che avrebbe fatto fuoco uccidendo l’architetto.
La caccia agli altri killer di Mottura
Ripartono quindi le indagini che mirano ad identificare altri soggetti, almeno 2, che avrebbero avuto un ruolo nella banda che fece irruzione, quella tragica notte, nella villetta di via del Campetto. Mancano infatti dei pezzi, se Gery non era sul posto e in due sono entrati in casa, chi c’era fuori a fare il palo e chi altro attendeva in auto?
In questo senso, una svolta nelle indagini potrebbero rappresentarla i materiali (in particolare i cellulari) sequestrati nelle perquisizioni, effettuate a fine settembre, che avevano portato ai 3 arresti.
Proprio dalle indagini sarebbe emersa una conversazione in cui Margijni confessava al connazionale Snalla Bukarosh di aver sparato che fossero in tre sul posto quella notte. Quest’ultimo però, indagato per aver nascosto nel suo garage un’auto impiagata in diversi furti, ha raccontato tutto ai carabinieri.
Le indagini proseguono.
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