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Roma

Omicidio Primavalle, tutte le bugie del killer di Michelle. Emergono verità sempre più inquietanti: “Ci ho pensato 5 secondi”

Pubblicato il 1 Settembre 2023

A distanza di oltre 2 mesi la terribile uccisione di Michelle Caruso continua ad essere al centro delle cronache, sia per l’efferatezza del delitto sia per la giovanissima età dei protagonisti.

Proseguono le indagini degli agenti della sezione omicidi della Squadra Mobile della Questura di Roma, anche perché si sta cercando di trovare la verità nella marea di bugie che, secondo gli inquirenti, avrebbe detto il ragazzo 17enne che ha ucciso Michelle, recentemente trasferito in un carcere del Nord Italia poiché a rischio pestaggi.

Intanto Repubblica ha avuto accesso ai verbali e, a quanto si apprende, gli inquirenti stanno smontando la versione fornita dal killer che presenta molti buchi e incongruenze.

La versione del killer: “Avevo un debito da 15 euro”

L’assassino ha dichiarato che Michelle spacciava e che quel maledetto 28 giugno lei si era recata a casa sua proprio per vendergli della droga. “Prendevo da lei 3 cannette di hashish ogni settimana, pagavo 10 euro” – si legge nei verbali pubblicati da Repubblica – quel giorno le ho scritto chiedendole del fumo.

È arrivata verso le 11.30. Abbiamo cominciato a parlare di quanti soldi le dovevo dare. L’avevo avvertita la sera prima dicendole che potevo darle 20 euro in meno perché dovevo vedermi con la mia ex per andare al McDonald’s. Lei era fissata che le dovevo dare tutto, 35 euro. Ha alzato la voce dicendomi che i soldi le servivano e che ero un coglione”.

Stando alle dichiarazioni del ragazzo quindi Michelle sarebbe andata a casa sua per vendere droga e la lite sarebbe nata per un debito di 15 euro.

Il mistero della pistola scacciacani

Un altro mistero riguarda la pistola scacciacani che sarebbe stata in possesso di Michelle. “All’improvviso mi sono ritrovato una scacciacani davanti – ha detto – lo sapevo che Michelle l’aveva, me l’aveva prestata in passato e io ho fatto delle storie su Instagram perché sono un coglione. Poi mi ha detto che aveva un amico che poteva modificarla”.

Il killer ha poi spiegato di aver temuto per la sua vita quando si è accorto che, a suo dire, la pistola non era modificata: “Solo in seguito mi sono reso conto che la pistola non era modificata: non c’era la canna di cui lei mi aveva parlato e nemmeno i proiettili”.

Una versione che gli inquirenti però hanno già smentito, poi dopo la perizia tecnica non sono state rilevate impronte digitali di Michelle sulla scacciacani. Il 17enne si è anche contraddetto poiché ha riferito che Michelle indossava un vestito rosa ed era senza borsa, quindi non è chiaro dove avrebbe potuto nascondere l’arma.

“Ci ho pensato 5 secondi”

Poi l’improvviso raptus che, secondo gli inquirenti, potrebbe anche essere stato causato dall’assunzione della purple drank, nota come la droga dei trapper.

Il giovane ha poi spiegato come ha aggredito la ragazza, a suo dire, per difendersi: “Vicino a me c’era un contenitore con posate, coltelli: ci ho pensato per 5 secondi. Ho cominciato ad accoltellarla che lei era di fronte a me, lei si muoveva e poi è cascata per terra. C’era sangue dappertutto. Sono stato fermo per qualche minuto a guardarla; pensavo di chiamare l’ambulanza perché aveva le convulsioni, ho preso il telefono ma non l’ho fatto”.

Il suo folle piano è proseguito con il tentativo di sbarazzarsi del corpo e pulire le tracce di sangue. Il corpo ormai senza vita è stato così nascosto in un sacco nero presente in casa e trasportato su un carrello trovato vicino ai cassonetti.

I vicini però lo hanno visto e il ragazzo non ha potuto portare a termine il suo folle piano, poiché poco dopo la polizia è andata a bussare a casa sua.

Ci sono ancora troppe incongruenze nel racconto del killer e si continua a indagare per capire che tipo di rapporto ci fosse tra i due e soprattutto qual è il reale movente che ha spinto il 17enne ad un delitto così sanguinario ed efferato.