Pubblicato il 20 Dicembre 2024
Oggi, 20 dicembre 2024, è attesa la sentenza per il processo Open Arms che vede imputato Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture per il quale l’accusa ha chiesto 6 anni di carcere. Le accuse nei confronti del leader della Lega sono di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, per aver impedito lo sbarco a 147 migranti a bordo della Ong spagnola Open Arms nell’agosto del 2019 sulle coste italiane. L’accusa lo scorso 14 settembre ha chiesto la condanna a Salvini, mentre il 18 ottobre ha parlato la difesa che invece ha chiesto la piena assoluzione.
La posizione di Matteo Salvini
Salvini si è detto sereno in una diretta social, qualunque sia la sentenza. Se dovesse essere dichiarato innocente sarebbe felice, consapevole di aver fatto il suo lavoro; se dovesse essere dichiarato colpevole ha detto che sarebbe ugualmente felice, poiché convinto di aver agito per il bene degli italiani e del paese difendendolo da immigrati clandestini e trafficanti. In caso di condanna si è detto comunque pronto a ricorrere in appello ed eventualmente in Cassazione, poiché la riterrebbe una profonda ingiustizia. “Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro” – ha poi proseguito.
L’attacco dell’accusa
Il processo ha avuto una vasta eco mediatica, tant’è che i tre pm che hanno chiesto la condanna di Salvini, Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia Righi, sono stati bombardati di insulti e minacce ed è stata assegnata loro una scorta per sicurezza.
Il 14 settembre, nell’aula del carcere Pagliarelli di Palermo, fu il procuratore aggiunto Marzia Sabella a pronunciare la requisitoria, che decise di leggere uno ad uno i nomi delle 147 persone offese e costrette a rimanere giorni interni sulla nave per ricordare la loro individualità. La Sabella ha poi ricordato che non si può invocare la difesa dei confini, senza tenere conto della tutela della vita umana in mare, precisando che questo “non è un processo politico, bensì basato sugli atti amministrativi”.
Secondo l’accusa Salvini, impedendo ai migranti di sbarcare, fece una scelta personale che andava ben al di là dei dettami dell’esecutivo Conte 1. Insomma secondo l’accusa la priorità era l’incolumità dei migranti e quindi, poiché erano in una condizione a rischio, andavano fatti scendere e poi redistribuiti in un secondo momento. Secondo il diritto internazionale della convenzione Sar perfino un trafficante di esseri umani o un terrorista va salvato, ha specificato l’accusa, poi la giustizia avrebbe fatto il suo corso.
La replica della difesa
La difesa è stata invece affidata all’avvocato Giulia Bongiorno, la cui arringa difensiva del 18 ottobre è durata oltre 4 ore, che ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Secondo l’avvocato i migranti sono stati aiutati, assistiti e tutelati, accusando Open Arms di non aver seguito le indicazioni degli Stati delle zone di ricerche e soccorso e di aver scelto di sbarcare in Italia rifiutando di andare in Spagna.
“Dobbiamo uscire dalla logica che è tutto un diritto – ha tuonato la Bongiorno – una cosa è un diritto, un’altra è la pretesa. Esiste un diritto allo sbarco, non esiste il diritto di scegliere dove e come farli sbarcare e chi fare sbarcare”. L’avvocato ha poi negato la voce secondo la quale la nave stesse imbarcando acqua, smentita dallo stesso consulente dell’accusa, aggiungendo che a bordo erano dotati di un telefono satellitare. Insomma, secondo l’avvocato Open Arms aveva la possibilità di andare in altri porti dove avrebbe potuto sbarcare senza problemi, invece avrebbe optato per l’Italia arbitrariamente.