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‘Operation Legend’ e ritorno in solitaria di Trump ai briefing Covid-19

Il presidente Trump si fa sempre più attivo, giorno dopo giorno. Annuncia una grande operazione contro la criminalità e ricomincia a tenere le conferenze quotidiane sul Covid, ma questa volta è un ‘one man show’.

Pubblicato il 24 Luglio 2020

Il presidente Trump si fa sempre più attivo, giorno dopo giorno. Annuncia una grande operazione contro la criminalità e ricomincia a tenere le conferenze quotidiane sul Covid, ma questa volta è un ‘one man show’.


Le elezioni di novembre piano piano si avvicinano e il presidente degli Stati Uniti, attualmente indietro nei sondaggi, ha bisogno di testimoniare la sua presenza e rendere evidente la sua azione.
Dopo aver tentato di forzare sulla riapertura delle scuole in tutta la federazione ora il suo focus si sta spostando sull’ordine pubblico e la comunicazione legata all’epidemia di Covid-19.


Dopo tre mesi dalla sorprendente diretta dalla Casa Bianca in cui chiedeva ai dottori attorno a lui se fosse stato possibile sbarazzarsi del coronavirus tramite iniezioni di disinfettante, Trump torna al podio e riaccende le dirette quotidiane di aggiornamento sul Covid. Bombardato da ogni lato sulla gestione dell’epidemia e accusato di non realizzare a pieno il pericolo costituito dal virus ora il presidente cambia registro. Ed è così che gli americani lo hanno sentito definire utile ed efficace la mascherina, nonché patriottico il gesto di indossarla e lui, primo fra i patrioti, ovviamente dichiara di farlo. Ma non solo, dopo giorni di voci circa una supposta volontà della Casa Bianca di ridurre i fondi per i test diagnostici Donald Trump si dice disponibile a fornire tutto il denaro necessario per tenere in piedi i centri che effettuano i tamponi e i laboratori incaricati di analizzarli. Tuttavia, c’è da rilevare che allo stato dell’arte manca ancora, da parte del presidente, l’invocazione del Defense Production Act per spingere anche i laboratori privati a concentrasi sui test e le aziende chimiche a produrre tutte le materie prime necessarie per le analisi di laboratorio.
Un’altra importante ma fino a qui tutt’altro che scontata dichiarazione di Trump è stata quella di martedì scorso. In quell’occasione il presidente si è rivolto agli americani dicendo loro che le cose probabilmente e purtroppo sarebbero andate peggio prima di andare meglio. Dunque un punto di vista inedito per lui, che ha sempre sperato il virus scomparisse “come per magia”.


Ma se da un lato il presidente degli Stati Uniti inizia a prendere coscienza della situazione Covid-19 scappata di mano e dell’importanza di dare i giusti consigli alla popolazione, dall’altro lo si vede protagonista assoluto dei briefing. Nessun dottore vicino a lui pronto a correggerlo, a metterlo in imbarazzo con un fact-checking in diretta nazionale, ora la comunicazione Covid la gestisce da solo e con ciò si ritaglia qualche opportunità di addomesticare la comunicazione dei dati. Un esempio: nello svolgimento di uno degli ultimi briefing Trump aveva detto che ad aprile il tasso di positività al Covid negli USA era sopra il 16% mente ora si aggira attorno al 8,5%. Ciò è vero, ma il presidente ha omesso di ricordare che in giugno quel dato era sceso a 4,3% e, sostanzialmente, sono state le improvvide riaperture di alcuni stati a rimettere tutto in gioco.

La pandemia però non è l’unico campo in cui Trump sta cercando di recuperare terreno, un altro tema che può incidere sugli equilibri elettorali è quello dell’ordine e la sicurezza. In un momento storico così intriso di incertezza i cittadini potrebbero gradire degli interventi atti a migliorare l’ordine pubblico ed è così che il presidente assieme al Segretario alla Giustizia William Barr hanno pensato a una nuova operazione, con un nome che suona bene.


Se per i vaccini si decise “Operation Warp Speed”, pescando direttamente dall’immaginario di Star Trek, nel caso della nuova operazione mirata al ristabilimento della legge nelle città si è scelto “Operation Legend”, dal nome di un bambino di quattro anni (LeGend Taliferro) ucciso con arma da fuoco a Kansas City lo scorso giugno.
Questa nuova iniziativa di Trump si basa essenzialmente sull’inviare corpi speciali federali in determinate città dove vengono riportati maggiori episodi di violenza. Queste forze aggiuntive, nell’ottica della Casa Bianca, dovrebbero riuscire in pochi giorni a rimettere le cose in ordine a riconsegnare ai civili strade più sicure.
Questo perlomeno è l’aspetto teorico della cosa, quello pratico invece mostra dei limiti se non addirittura delle opposizioni.
Molti sindaci infatti si sono detti preoccupati che questi reparti, non creati ne prepararti per occuparsi di strade e proteste, finiscano per peggiorare le cose.


Nell’anticipare la presentazione di Operation Legend, la scorsa settimana Trump ha stilato una lista di città bisognose di un intervento in quanto amministrate da chi non è capace, oppure non ammette l’incapacità di intervenire propriamente sull’ordine nelle strade.
La prima città di quel elenco era Portland (Oregon), dove il presidente ha presto inviato 114 uomini fra cui, pare, alcuni non immediatamente riconoscibili come agenti. L’approccio, piuttosto energico, visto in questa città ha però creato inquietudine nelle amministrazioni degli altri centri in odore di intervento federale e più di una dozzina di sindaci hanno deciso di scrivere Donald Trump per chiedergli di desistere.
Fra coloro che hanno avanzato una protesta scritta c’è per esempio la sindaca di Seattle (Washington), Jenny Durkan, che non ricevendo alcuna risposta si è informata sulle eventuali azioni legali che il comune poteva mettere in atto contro la Casa Bianca.


Andando dunque a guardare la legge si scopre che Trump, dove non richiesto espressamente da un amministratore locale, può far intervenire sue truppe e agenti solo a difesa degli edifici federali. Insomma, se la sede di un ente governativo venisse attaccata il presidente potrebbe schierare uomini suoi, ma se ciò non accadesse l’intervento federare non rientrerebbe più nei canoni legislativi. Da qui la minaccia sia da parte della sindaca di Seattle che del sindaco di New York, Bill De Blasio, di portare Trump in corte di giustizia nel caso si verificasse un deragliamento dalla costituzione. Per questi amministratori il supporto va bene ma l’invasione no.


Scorrendo la lista dei centri nel mirino della Casa Bianca si trovano Albuquerque (New Mexico), Chicago (Illinois) e Kansas City (Missouri).
Per Albuquerque sembra sia previsto l’arrivo di 35 uomini e malgrado il numero appaia limitato il sindaco Tim Keller afferma di non aver troppa fiducia in questo tipo di intervento. Più o meno dello stello parere è la sindaca di Chicago, Lori Lightfoot, che si sta vedendosi arrivare 200 federali non richiesti e, a sentire le sue dichiarazioni, neanche benvenuti. La Lightfoot commenta inoltre che tutta questa operazione voluta dal presidente, all’ultimo minuto del suo mandato, è solo una mossa polita e nulla più. La sindaca racconta di avere avuto una breve ma chiara conversazione telefonica con Trump, in cui lei scandiva la sua indisponibilità a far arrivare in città un mucchio di federali, anche sotto copertura, che andrebbero poi ad agire in modo non coordinato e disomogeneo rispetto alle forze dell’ordine già presenti che, al contrario degli ultimi arrivati, conoscono il territorio. Il presidente dal canto suo può mostrare dati poco lusinghieri riguardo a Chicago, dove gli omicidi sono aumentati del 51% in un anno e le sparatorie del 47%.

Contro l’invio di truppe e agenti federali nelle città senza l’avallo di chi amministra localmente si è espresso pure il governatore di New York. Questo durante una discussione telefonica con il presidente, avvenuta tre giorni fa, sembra abbia definito ingiustificato l’invio di reparti speciali o affini in una realtà come quella della Grande Mela, perché li non ci sono edifici federali sotto assedio e la questione dell’ordine pubblico è materia del NYPD che, all’occorrenza, può farsi aiutare dalla polizia statale. In una recente intervista Andrew Cuomo ha dichiarato che, ora come ora, inviare dei federali a New York sarebbe come buttare benzina sul fuoco. Il sindaco della città, pure più netto sulla questione, ha dichiarato che la collaborazione con le forze federali può avvenire su alcuni punti ma Trump non deve pensare di poter schierare liberamente reparti speciali nelle strade di New York, pena la denuncia.


Come ha ricordato ieri Cuomo durante un Covid briefing, New York non è stata più nominata da Donald Trump nei suoi annunci di intervento e, in ogni caso, il presidente ha assicurato che prima di implementare una qualsiasi disposizione in quell’area avrà cura di comunicare con l’amministrazione statale.

Fonti: CNN, ABC, CBS