Un grande passo avanti per il trattamento delle malattie cardiache gravi è stato fatto all’ospedale Goretti di Latina. per la prima volta nel centro sud Italia, infatti, è stato utilizzato un cuore artificiale temporaneo, che lavora in sincronia con quello vero, durante un’operazione di angioplastica su un paziente fragilissimo. Questa “mini turbina” è stata usata nella sala di emodinamica del Goretti per la prima volta nei giorni scorsi. “Il paziente operato lunedì ha avuto una rapida ripresa”, fanno sapere dalla Asl. Un ulteriore passo in avanti nel trattamento delle patologie cardiache gravi, nella Uoc diretta dal prof Francesco Versaci che, nell’arco di pochi anni, si è trasformata in uno dei primi Centri di Riferimento cardiologici di livello nazionale per il numero di pazienti trattati invasivamente e tra i primi dieci Centri in Europa per il trattamento dell’Infarto Miocardico acuto, con angioplastica primaria.
Ai colleghi di Luna Notizie il professore Versaci, che ha coordinato l’equipe che ha eseguito l’intervento, ha spiegato che: “Il dispositivo che abbiamo impiantato, l’iVAC 2L è una mini-turbina collegata ad una pompa a membrana extracorporea, che aspira attivamente il sangue dal ventricolo sinistro aiutandolo nella sua funzione soprattutto nei momenti di maggiore criticità. Questo cuore artificiale lavora in sincronia con il cuore nativo pompando il sangue in aorta ascendente, incrementando così la gittata cardiaca. La novità consiste nel fatto che questa micro-turbina fornisce un flusso pulsatile e non continuo (quindi più fisiologico) sincronizzato sul movimento di apertura e chiusura della valvola aortica”.
“Per trattare la sua malattia coronarica – continua il prof Versaci – è stata necessaria una rivascolarizzazione miocardica mediante angioplastica e stent in quanto l’intervento chirurgico di bypass era a rischio proibitivo. Abbiamo pertanto deciso di sottoporlo a un intervento di angioplastica con stent, sebbene anch’esso a rischio molto alto”.
Il dispositivo, che durante l’intervento sostituisce il cuore del paziente mentre questo viene “riparato”, dà ora speranza ad altri pazienti che convivono con un cuore troppo debole: “Rappresenta un’opportunità di cura anche ai pazienti più fragili, con comorbidità, disfunzione cardiaca e grave malattia delle coronarie, che fino ad oggi non potevano essere trattati per l’elevato rischio di mortalità peri-operatoria”.
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