Pubblicato il 21 Aprile 2022
Aveva esaminato il telefono di un amico e aveva scoperto le atroci violenze ai danni della figlia di otto anni. Per vendicarsi, lo aveva costretto a scavare una fossa, nella quale lo ha poi sepolto.
Questi i fatti
Yacheslav Matrosov è un 34enne russo, che ha aggredito con un coltello il suo amico 32enne Oleg Sviridov che si sarebbe macchiato dello stupro della figlia, violentata ripetutamente. Poi, la morte del pedofilo e l’accusa per il padre della piccola di omicidio, la condanna e il carcere, nonostante fosse stata chiesta l’assoluzione. L’episodio, in Russia, ha portato a una protesta pubblica e il processo si è concluso con la condanna a 18 mesi di carcere duro per istigazione al suicidio e occultamento di cadavere.
La tragedia a Samara vicino a Togliattigrad
Sulla base della sentenza decisa dal tribunale di Samara, nelle vicinanze di Togliattigrad, Sviridov si è tolto la vita durante una rissa, nel bosco in cui era stato costretto a scavare la sua stessa fossa, nella quale sarebbe stato poi seppellito da Matrosov. I due si conoscevano da tempo poiché erano operai nella stessa fabbrica, che si trova in zona, avevano bevuto insieme dopo il lavoro, poi si erano addormentati. Al risveglio la triste sorpresa e la scoperta delle foto orribili sul telefonino dell’amico.
Questa la ricostruzione delle Forze dell’Ordine russe: il 32enne Sviridov, vistosi scoperto, è scappato, ma Matrosov lo ha condotto nei boschi. Il padre della bambina ha minacciato con un coltello l’amico pedofilo, secondo la sua ammissione soltanto per spaventarlo, poi ci sarebbe stata una colluttazione e il pedofilo sarebbe finito sul coltello, riportando ferite mortali. Gli abitanti del villaggio hanno anche pagato l’avvocato di Matrosov ed è stata organizzata una petizione popolare sulla vicenda. Adesso, nella cittadina russa, sono in molti a sperare nella grazia presidenziale, alla fine dell’anno.